#IBelong

Immagina che qualcuno ti dica che non appartieni ad alcun Paese perché parli un’altra lingua, professi un’altra religione, per i tuoi usi e le tue tradizioni o per il colore della tua pelle. Questa è l’amara realtà per molti apolidi in tutto il mondo. La discriminazione, che spesso è il motivo per cui si viene privati della nazionalità, pervade la loro vita quotidiana, spesso con effetti devastanti. Se vogliamo porre fine all’apolidia, dobbiamo affrontare queste discriminazioni. Dobbiamo insistere per assicurare uguali diritti di cittadinanza per tutti.

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati

“I BELONG”, è il nome della campagna globale lanciata il 4 novembre 2014 per mettere fine al problema dell’apolidia entro i prossimi 10 anni.  L’apolidia è un limbo legale devastante per milioni di persone al mondo che non si vedono riconosciuta la cittadinanza da nessuno Stato.

Attualmente sono circa 10 milioni le persone apolidi nel mondo, più del 75%  appartengono a gruppi minoritari. Alle persone apolidi non è concessa una cittadinanza, viene loro negato il diritto all’istruzione, alle cure mediche, ad avere un lavoro regolare.

Nell’ultimo rapporto pubblicato, “This Is Our Home“, UNHCR evidenzia le discriminazioni di cui sono vittime le minoranze apolidi nel mondo.

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