Le violenze in corso in Burkina Faso costringono i rifugiati maliani a fare ritorno a casa

Pubblicato il 13 marzo 2020 alle 16:58

La situazione di insicurezza in Burkina Faso sta costringendo un numero sempre maggiore di persone a fuggire dalle loro case per mettersi in salvo in altre aree del Paese o a rifugiarsi in Mali. Allo stesso tempo, un numero preoccupante di rifugiati maliani ritiene sia più sicuro fare ritorno a casa piuttosto che restare in Burkina Faso.

In soli 17 giorni, circa 14.000 persone sono fuggite dalle proprie case in Burkina Faso portando il numero totale di sfollati interni a 780.000. Le recenti violenze hanno anche costretto oltre 2.035 persone a rifugiarsi nel vicino Mali.

Le condizioni di insicurezza, inoltre, rendono particolarmente difficile la situazione dei rifugiati maliani che avevano cercato protezione in Burkina Faso e rischiano di porre fine agli interventi volti a permettere loro di cominciare una nuova vita. Il Burkina Faso accoglie più di 25.000 rifugiati dal Mali, molti dei quali stanno scegliendo di fare ritorno a casa nonostante i rischi a cui sarebbero esposti una volta rientrati.

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esprime nuovamente apprensione per il drastico aumento del numero di persone costrette alla fuga nel Sahel e rinnova l’appello ad assicurare la protezione delle popolazioni civili e di quanti si stanno sottraendo alle violenze in corso. Agli operatori umanitari deve essere garantito accesso in condizioni sicure per poter prestare assistenza. Il potenziamento della risposta attuata dall’UNHCR prevede che siano assicurate, soprattutto, protezione e forniture d’emergenza a quanti sono costretti a fuggire e alle comunità che li accolgono, in particolare alloggi, istruzione e contrasto alla violenza sessuale e di genere, limitando, allo stesso tempo, l’impatto sull’ambiente.

Lo scorso novembre, l’UNHCR era stata costretta a trasferire temporaneamente il proprio personale da Djibo, nel nordest del Paese. Da allora, la distribuzione degli aiuti, tra cui cibo, destinati ai 7.000 rifugiati del campo di Mentao è avvenuta sporadicamente.

Nel corso di questo mese, si sono verificati allarmanti episodi di violenza nell’area di Dori, un paese anch’esso nel nordest. Campi e villaggi sono stati attaccati, gli abitanti non hanno più accesso ai mercati e alle scuole e si sono ridotte le opportunità di realizzare attività per sostenere le famiglie. Anche la salute è a rischio, dato che l’unica ambulanza operativa nel campo è stata rubata a inizio mese. Circa il 70 per cento degli 8.781 rifugiati che vivono a Goudoubo ha scelto volontariamente di abbandonare il campo per ritornare in Mali (57 per cento) o per essere trasferito in altre aree del Burkina Faso (13 per cento).

Quasi 700 rifugiati maliani sono già partiti su camion diretti alla regione di Gao, nel Mali settentrionale. I rifugiati che intendono fare ritorno ricevono un Modulo di rimpatrio volontario (Voluntary Repatriation Form/VRF), documento che permette loro di viaggiare, e una somma unica di denaro per coprire i costi di trasporto e l’acquisto di beni di prima necessità. Inoltre, vengono dettagliatamente informati in merito alla situazione d’instabilità nei propri luoghi di origine o in altre aree di loro preferenza, prima che compiano volontariamente la scelta di fare ritorno. Né gli operatori umanitari né le forze di difesa maliane hanno accesso ad alcuni villaggi delle regioni di Ntilit e di Ngossi.

In Mali, mentre sono cominciati i primi rimpatri, l’UNHCR e i partner stanno rafforzando la propria presenza nelle aree di N’tillit, Gossi, Gao e Timbuctu. Sono stati individuati 28 punti di registrazione per il monitoraggio della situazione presso i varchi di ingresso e i siti di accoglienza. Una volta registrate, le persone di ritorno ricevono assistenza in denaro contante volta a facilitarne la reintegrazione in condizioni dignitose e a ridurne la vulnerabilità.

Mentre i rifugiati maliani fuggono dall’attuale situazione di insicurezza del Burkina Faso, i nuovi rifugiati burkinabè sono fuggiti verso Koro, circondario di Bankass, nella regione di Mopti. Il personale dell’UNHCR è impegnato sul campo insieme alle autorità locali per registrarli, valutarne le esigenze e assicurare una risposta rapida.

Per maggiori informazioni: