Dichiarazione Congiunta: i rappresentanti delle Nazioni Unite chiedono solidarietà nei confronti dei rifugiati Rohingya

Pubblicato il 17 ottobre 2017 alle 12:42

Dichiarazione Congiunta sulla crisi dei rifugiati Rohingya

 

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati

Mark Lowcock, Sotto Segretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti d’emergenza.

William Lacy Swing, Direttore Generale, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni

Ginevra/New York, 16 ottobre 2017 – Dopo l’esplosione delle violenze in Myanmar nello Stato di Rakhine il 25 agosto, in meno di cinque settimane, oltre 500.000 Rohingya hanno attraversato il confine e raggiunto il vicino Bangladesh. Da allora sono arrivate decine di migliaia di persone in fuga da discriminazioni, violenze e persecuzioni ma anche dall’isolamento e dalla paura.

La velocità e la portata di questo flusso ha fatto di questa crisi di rifugiati quella che cresce più rapidamente al mondo e la più grave emergenza umanitaria. Il governo del Bangladesh, le organizzazioni locali e di volontariato, le Nazioni Unite e le varie ONG stanno lavorando a ritmi sostenuti per garantire assistenza, ma molto altro è necessario con urgenza. Bisogna aumentare gli sforzi e ampliare la portata degli aiuti per accogliere e proteggere i rifugiati e assicurare loro un riparo e condizioni di vita adeguati. Ogni giorno arrivano persone in condizioni sempre più vulnerabili, non hanno con loro quasi niente e si stabiliscono o in campi sovraffollati o in siti di fortuna già congestionati, dipendono completamente dall’assistenza umanitaria per cibo, acqua, salute e altri beni di prima necessità. I servizi di base sono messi a dura prova. In alcuni insediamenti non c’è l’accesso all’acqua potabile e i servizi igienici sono assenti, aumentano i rischi per la salute dei rifugiati e delle comunità ospitanti.

Il Bangladesh ha mantenuto aperti i confini, offrendo sicurezza e riparo alle famiglie in fuga. Siamo colpiti dalla generosità e dall’accoglienza che le comunità locali hanno riservato ai rifugiati. Il prossimo 23 ottobre si terrà a Ginevra una difficile conferenza di raccolta fondi, promossa da OCHA, IOM e UNHCR e ospitata dall’Unione Europea e dal Kuwait. Sarà l’occasione per i governi di tutto il mondo di dimostrare solidarietà e condivisione di responsabilità. E’ necessario sostenere e ampliare gli sforzi a sostengo del Piano di Risposta Congiunto, da poco lanciato dalle Nazioni Unite e da organizzazioni partner. Il Piano richiede un finanziamento di 434 milioni di dollari statunitensi per far fronte, nei prossimi mesi, ai bisogni impellenti dei rifugiati Rohingya e delle comunità che li accolgono – si stima si tratti in totale di 1,2 milioni di persone.

Chiediamo alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi per arrivare ad una soluzione pacifica della grave situazione dei Rohingya, porre fine all’esodo disperato, supportare le comunità ospitanti e assicurare che si creino le condizioni per eventuali ritorni volontari in condizioni di sicurezza e dignità. Le cause e, di conseguenza, la soluzione della crisi è nelle mani del Myanmar.

Facciamo sì che la conferenza del 23 ottobre rappresenti un messaggio forte e chiaro a supporto dei rifugiati rohingya e delle generose comunità ospitanti del Bangladesh, partecipiamo numerosi per mostrare che il mondo intero è lì per loro nel momento in cui ne hanno più bisogno.