L’unico limite è il cielo per Maya, apprendista pilota e rifugiata

Quattro anni fa Maya Ghazal è fuggita dal conflitto in Siria. Rifugiata in Gran Bretagna, ora è un’apprendista pilota e al Global Refugee Forum sosterrà l’importanza dell’istruzione per i giovani rifugiati.

Di Matthew Mpoke Bigg a Uxbridge, Regno Unito | 14 dicembre 2019

Una mattina nuvolosa, Maya Ghazal è salita nella cabina di pilotaggio di un piccolo aereo in un campo d’aviazione a ovest di Londra, ha controllato i comandi e lo ha guidato fino alla fine della pista.
Appena ventenne, stava per fare il suo primo volo in solitaria come apprendista pilota.

“Sono emozionata, un po’ nervosa, ma anche sicura di me”, ha detto.

Pochi giovani avrebbero tentato una cosa del genere. Ma il vissuto di Maya lo rende ancora più insolito. Solo quattro anni fa è fuggita dal conflitto in Siria ed è arrivata nel Regno Unito. Il mondo la vedeva come una rifugiata; lei aveva altre idee.

Tutti i rifugiati arrivano in un nuovo Paese sperando in un nuovo inizio, ma Maya si è distinta per la determinazione con cui ha perseguito i suoi obiettivi. Allo stesso tempo, ha abbracciato la causa dei rifugiati.

“L’istruzione è così importante per i rifugiati”.

Maya è co-sponsor del primo Forum Globale sui Rifugiati della prossima settimana a Ginevra, con lo scopo di mettere l’istruzione dei rifugiati in cima all’agenda di ministri, imprenditori, leader religiosi e organizzazioni non governative. Il Forum promuoverà l’idea che l’istruzione è un diritto umano fondamentale a cui dovrebbero poter accedere tutti, compresi i rifugiati.

“L’istruzione è così importante per i rifugiati se vogliono realizzare i loro sogni”, ha detto Maya.

Maya è cresciuta a Damasco e dice che la sua infanzia è stata ordinaria. A scuola sognava di diventare una diplomatica. Quando nel 2011 è scoppiato il conflitto, tutto è cambiato. La vita della sua famiglia è diventata sempre più difficile con l’avvicinarsi dei combattimenti. Ricorda di essere andata a scuola a piedi un giorno in cui alcuni missili sono caduti nelle vicinanze, senza sapere se la sicurezza fosse davanti o dietro di lei.

Suo padre è arrivato in Gran Bretagna come richiedente asilo, e nel 2015 il resto della famiglia si è unito a lui nel quadro di un programma di ricongiungimento familiare.

In Inghilterra la famiglia era al sicuro, ma ricominciare da capo a 16 anni non è stato facile. Diverse scuole l’hanno respinta e per settimane è rimasta a casa, spesso da sola, a chiedersi cosa le riservava il futuro. Riempiva il suo tempo imparando a suonare la chitarra. Alla fine è stata accettata e ha potuto proseguire gli studi.

Non sognava più di diventare una diplomatica, ma la vita le aveva fatto una nuova promessa. Un giorno si trovava vicino all’aeroporto di Heathrow con sua madre, a guardare gli aerei decollare e atterrare attraverso una finestra.

Ispirata, ha deciso di intraprendere un nuovo percorso: studiare ingegneria aeronautica all’università e formarsi per diventare pilota commerciale.

“Il mio sogno è diventare la prima donna pilota rifugiata della Siria”, ha detto.

Allo stesso tempo, si è impegnata a sviluppare le sue capacità come public speaker e ha iniziato a lavorare con l’UNHCR. I suoi discorsi hanno impressionato il pubblico in Gran Bretagna e in Europa, anche per la sua storia personale di successi di fronte alle avversità. Il suo messaggio è anche per i rifugiati:

“Voglio mostrare loro quello che ho passato. Voglio dire agli altri che le cose miglioreranno”, ha detto.

“Non ho limiti”.

Il primo volo in solitaria è una parte essenziale per il conseguimento della licenza di pilota, e nessun istruttore permetterebbe a un pilota in formazione di farne uno prima di essere pronto. Anche così, è una cosa grossa: a centinaia di metri di altezza, non c’è nessuno sul sedile del copilota per aiutarti se la tensione si fa sentire o se qualcosa va storto.

“E’ un obiettivo che volevo raggiungere. È stata dura. Ho avuto molte difficoltà. Mi sono scoraggiata spesso ma sapevo che ce l’avrei fatta e ho creduto in me stessa”, ha detto. Ha aggiunto che voleva anche sfidare gli stereotipi sulle giovani donne musulmane e sui rifugiati.

Sua madre, Rimah Darkachli, ha sostenuto la formazione di Maya, ma ha detto di avere ancora “paure da mamma” quando vedeva sua figlia volare da sola.

In quell’occasione, l’aereo di Maya ha accelerato lungo la pista e si è alzato in volo. Ha fatto un ampio circuito del campo d’aviazione ed è atterrato con grazia. Subito dopo, Maya rifletteva: “Niente ti controlla veramente, se non lo spazio aereo controllato. Io ho il controllo dell’aereo. Non ho limiti”.

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