I bambini afghani studiano al fianco dei loro coetanei iraniani

Una politica esemplare in Iran permette ai bambini afghani di frequentare la scuola pubblica, siano essi rifugiati registrati, titolari di passaporto o addirittura privi di documenti.

Di Farha Bhoyroo a Esfahan, Iran | 10 dicembre 2019

Mentre la campanella annuncia l’inizio della giornata, un gruppo di bambine attraversa le porte della scuola elementare di Vahdat nella vecchia città persiana di Esfahan in Iran. Con gli zainetti sulle spalle, le studentesse si fermano davanti all’edificio principale e si stringono in fila per l’assemblea mattutina.
In fondo alla fila Parisa, 16 anni, è la più grande della sua classe, la prima media; le altre ragazze hanno in media 12 anni. E’ impaziente di iniziare la lezione.

“Amo così tanto la scuola”, dice, stringendo i libri al petto. “La mia materia preferita è la matematica, perché la matematica è ovunque nel mondo. Amo le moltiplicazioni e le divisioni – sono davvero facili”.

Parisa e la sua famiglia sono fuggiti dall’Afghanistan 10 anni fa, dopo che i Talebani hanno seminato il terrore nel loro quartiere nella città di Herat e hanno minacciato di rapire le ragazze che andavano a scuola.

“Amo così tanto la scuola. La mia materia preferita è la matematica”.

Negli ultimi 40 anni, circa tre milioni di afghani hanno cercato sicurezza in Iran; quasi un milione sono registrati come rifugiati, mentre circa 1,5 – 2 milioni sono rimasti senza documenti. Altri 450.000 titolari di passaporto afghano vivono in Iran per lavorare o completare gli studi.

“Se andavi al bazar, non c’era alcuna garanzia che saresti tornato a casa”, ricorda Besmellah, il padre 67 anni di Parisa. “Poi hanno iniziato a mettere mine nei cortili delle scuole. Non avevamo altra scelta che venire qui”.

In Iran, Parisa e i suoi sei fratelli e sorelle erano al sicuro, ma durante i primi anni di esilio non poteva andare a scuola; la famiglia aveva appena i soldi per vivere, figurarsi per le spese scolastiche.

Per contribuire alle spese domestiche della famiglia, il fratello di Parisa ha abbandonato la scuola a 15 anni e ha iniziato a lavorare al fianco del padre come operaio edile. Con questi soldi extra, Parisa è riuscita a mettere piede per la prima volta in una classe, all’età di 11 anni. Si è trovata in una scuola improvvisata tenuta in un angusto edificio a due locali. Le lezioni sono state organizzate in due turni per accogliere il maggior numero possibile di bambini. Senza insegnanti qualificati e senza un curriculum adeguato, gli studenti hanno imparato solo le basi.

Non era l’ideale, ma mentre i rifugiati registrati in Iran potevano frequentare scuole formali, gli afghani che come Parisa sono fuggiti dal conflitto ma non sono stati in grado di acquisire lo status di rifugiati, potevano frequentare solo centri di apprendimento informali e autogestiti.

La situazione è migliorata nel 2015, quando l’Iran ha approvato una legge che permette a tutti i bambini afghani – indipendentemente dal loro status, se rifugiati, senza documenti o titolari di passaporto – di frequentare le scuole pubbliche. Grazie al governo dell’Iran e all’UNHCR, Parisa ha avuto il suo primo assaggio di un’istruzione adeguata con l’apertura della scuola elementare di Vahdat. Tra i suoi compagni di scuola ci sono 140 altri bambini afghani e 160 bambini iraniani, che studiano fianco a fianco.

Quest’anno scolastico, circa 480.000 bambini afghani in Iran beneficiano di queste politiche inclusive. Di questi, 130.000 sono afghani senza documenti come Parisa. Solo nel 2019, 60.000 nuovi studenti afghani hanno trovato un posto a scuola in Iran.

“Sono così felice di poter studiare a fianco degli studenti iraniani. La gente non dice più: ‘Oh, sei afgana’”, dice Parisa.

Parisa sogna di tornare in Afghanistan per condividere il suo amore per lo studio con i bambini. “Se diventerò un’insegnante, sarò molto felice”, dice. “Voglio insegnare ai bambini della mia città natale in Afghanistan, perché non possono studiare molto”.

Ma sa che il suo futuro è incerto. “A volte penso… E se non potessi andare a scuola, a causa della nostra situazione finanziaria?”, dice, e al pensiero di non poter continuare gli studi le salgono le lacrime agli occhi.

“Io e mia moglie ci sentiamo disabili per la nostra mancanza di istruzione. Non vogliamo che a loro succeda lo stesso”.

In Iran i rifugiati sono esonerati dalle tasse scolastiche, ma gli altri costi legati all’istruzione, compreso il materiale scolastico, gravano ancora pesantemente sul bilancio delle famiglie.

In mezzo alle sfide economiche dovute alle sanzioni, i bisogni delle persone vulnerabili – tra cui i rifugiati e gli iraniani – sono in aumento. In un solo anno, il prezzo dei beni e servizi di base è salito alle stelle, rendendo più difficile per le famiglie permettersi generi alimentari, affitti e trasporti.

L’UNHCR teme che un ulteriore deterioramento dell’economia iraniana possa indebolire la capacità del governo, dell’UNHCR e dei suoi partner di continuare a fornire istruzione ai bambini afghani.

Al fine di mantenere tali opportunità in Iran e di emulare tali opportunità in altri paesi che ospitano rifugiati, l’UNHCR chiede ai donatori e ai partner di impegnarsi a sostenere questi sforzi umanitari esemplari in occasione del primo Global Refugee Forum, che si terrà il 17-18 dicembre a Ginevra, Svizzera.

“Finché potrò lavorare, farò di tutto perché le mie figlie possano andare a scuola – ma è sempre più difficile”, dice Besmellah, il cui unico desiderio è quello di vedere i suoi figli avere successo. “Io e mia moglie ci sentiamo disabili per la nostra mancanza di istruzione. Non vogliamo che lo stesso accada a loro”.

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