Sfollati interni
A seguito di una richiesta del Segretario Generale delle Nazioni Unite, da diversi anni l’Alto Commissariato ha progressivamente esteso protezione e assistenza anche ad alcune categorie di persone che non sono incluse nel mandato originario dell’Agenzia, come definito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dal Protocollo del 1967 sul diritto dei rifugiati. Tra questi, il gruppo principale è costituito dagli sfollati interni. Come i rifugiati, anche gli sfollati interni (in inglese, Internally Displaced Persons, o IDPs) sono civili costretti a fuggire da guerre o persecuzioni. Tuttavia, a differenza dei rifugiati, essi non hanno attraversato un confine internazionale riconosciuto.
A causa dell’assenza di un mandato generale finalizzato alla loro assistenza, la maggior parte degli sfollati non riceve protezione o assistenza internazionale. Gli sfollati interni hanno abbandonato la propria casa per ragioni simili a quelle dei rifugiati, ma rimangono sotto la protezione del loro governo, anche quando quel governo costituisce la causa stessa del loro sfollamento. Per questo, gli sfollati interni sono tra le persone più vulnerabili al mondo.
Negli ultimi anni, il mutamento della natura dei conflitti ha condotto ad un progressivo aumento delle persone sfollate all’interno del proprio Paese. Inoltre, su specifica richiesta del Segretario Generale o dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dopo il consenso dello Stato interessato o quanto meno il suo impegno a non ostacolare le operazioni di assistenza, l’UNHCR ha progressivamente assunto l’incarico di assistere le popolazioni sfollate di alcuni Paesi.
Secondo i dati del Global Trends 2018 dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sono 41,3 milioni le persone sfollate a causa di conflitti o persecuzioni nel 2018.