Rimpatrio

Tornare a casa

Per milioni di rifugiati in tutto il mondo, tornare a casa resta la speranza più grande per porre fine al proprio esilio. Il rimpatrio volontario in condizioni di sicurezza e dignità è la soluzione prescelta dal maggior numero di rifugiati e richiede il pieno impegno da parte del paese d’origine nell’aiutare i propri cittadini a reintegrarsi. È inoltre necessario il costante sostegno della comunità internazionale durante la cruciale fase successiva al conflitto, per fare in modo che coloro che prendono questa coraggiosa decisione possano ricostruirsi una vita in un ambiente stabile.

Nel caso del rimpatrio, le priorità dell’UNHCR sono di promuovere le condizioni che favoriscono il rimpatrio volontario, garantire l’esercizio di una scelta libera e informata e mobilitare il sostegno in favore di coloro che sono rimpatriati. Nella pratica, l’UNHCR promuove e facilita il rimpatrio volontario in vari modi, ad esempio organizzando per i rifugiati le cosiddette visite go-and-see, attraverso le quali i rifugiati ancora in esilio si recano per brevi periodi nel proprio paese d’origine per rendersi conto di persona delle condizioni e disporre di più informazioni per compiere una scelta consapevole sul proprio rimpatrio. Inoltre, l’Agenzia raccoglie informazioni aggiornate sui paesi e sulle regioni d’origine, promuove la restituzione delle abitazioni e delle proprietà – che potrebbero essere state occupate durante l’esilio – e fornisce assistenza materiale e legale a coloro che hanno deciso di far ritorno nel proprio paese.

Durante il 2018, 593.800 rifugiati sono tornati nei loro paesi di origine. Ciò costituisce un declino rispetto ai 667.400 del 2017, soprattutto considerando che la popolazione di rifugiati ha continuato ad aumentare. (Global Trends 2018).

Nel 2018 rimpatri in Siria hanno rappresentato il numero maggiore, con 210.900 rifugiati siriani tornati a casa, per lo più dalla Turchia (177.300). Numeri più piccoli sono stati segnalati da Libano (14.500), Iraq (10.800), Giordania (8.100) ed Egitto (300). La posizione dell’UNHCR nei confronti dei rimpatri in Siria per tutto il 2018 e fino ad oggi è che non ci sono le condizioni sufficienti per un ritorno a casa in sicurezza e dignità. In tutto il paese permangono rischi significativi per i civili e il ritorno prematuro potrebbe avere un impatto negativo sui rifugiati e, se di dimensioni significative, potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione.
L’UNHCR non ha promosso né facilitato i rimpatri di rifugiati in Siria nel 2018.

Il secondo maggior numero di rifugiati tornati a casa nel 2018 è stato segnalato dal Sud Sudan, con 136.200 rimpatriati, perlopiù dall’Uganda (83.600), seguito dall’Etiopia (40.200), dal Sudan (5.200), dal Kenya (4.600), dalla Repubblica Centrafricana (2.100) e dalla Repubblica Democratica del Congo (400). Come nel caso della Siria, l’UNHCR non ha facilitato nè promosso il ritorno dei rifugiati in Sud Sudan nel 2018.

Nel 2018, circa 87.500 rifugiati sono tornati in Somalia, la stragrande maggioranza dal Kenya (82.800) e in numero minore da Yemen (3.400) e Gibuti (800). In Burundi sono tornati 45.500 rifugiati, il 98% dei quali dalla Tanzania. Ci sono stati 35.200 rimpatriati nella Repubblica Centrafricana, principalmente da Camerun (17.100), Ciad (10.100), RDC (4.300) e Congo (3.500). Altri paesi con un numero significativo di rimpatriati sono stati Colombia (23.900), Afghanistan (16.200), Mozambico (8.800), Mali (6.700), RDC (6.600) e Ciad (6.400).