Reinsediamento

Un nuovo inizio in un Paese terzo

Alcuni rifugiati non possono o non vogliono tornare a casa perché sarebbero sottoposti a continue persecuzioni. Molti, inoltre, vivono in situazioni rischiose o hanno necessità specifiche che non possono essere soddisfatte nel paese in cui hanno cercato protezione. In simili circostanze l’UNHCR, come unica soluzione durevole sicura e percorribile, assiste i rifugiati nel reinsediamento in un paese terzo.

Nel 2018, 1,4 milioni di rifugiati sono stati individuati come possibili beneficiari di reinsediamento verso un paese terzo secondo le stime dell’UNHCR.

Delle 81.300 richieste presentate nel 2018, il 68% era destinato a persone sopravvissute a violenze e torture, a persone con esigenze di protezione fisica e legale e a donne e ragazze particolarmente vulnerabili. Poco più della metà di tutte le richieste di reinsediamento riguardavano bambini.

Sulla base delle statistiche ufficiali fornite dai governi all’UNHCR, nel 2018 sono stati reinsediati 92.400 rifugiati in 25 paesi, tra cui: Canada (28.100), Stati Uniti (22.900), Australia (12.700), Regno Unito (5.800) e Francia (5.600). (Fonte: Global Trends 2018)

Solo un ridotto numero di paesi prende parte ai programmi di reinsediamento. Gli Stati Uniti sono il principale paese ad attuare simili programmi, ma anche Australia, Canada e i paesi del nord Europa garantiscono ogni anno un ragguardevole numero di posti. Negli ultimi anni in Europa e in America Latina è aumentato il numero dei paesi coinvolti nei programmi di reinsediamento. Anche l’Italia è diventato un nuovo paese di reinsediamento.

I paesi di reinsediamento garantiscono ai rifugiati protezione fisica e legale, che include anche un accesso ai diritti civili, politici, economici, sociali e culturali simile a quello riconosciuto ai propri cittadini. Essi dovrebbero inoltre consentire ai rifugiati di diventare cittadini naturalizzati.

Il reinsediamento è un’esperienza che cambia la vita. È una vera e propria sfida, ma è anche gratificante. Spesso i rifugiati sono reinsediati in un paese con una società, una lingua e una cultura completamente diverse e nuove rispetto alle loro. Fornire un’accoglienza dignitosa ed un percorso d’integrazione efficace porta beneficio sia ai rifugiati che al Paese che li riceve. Per facilitare l’integrazione i governi e le organizzazioni non governative partner offrono servizi come orientamento culturale, formazione linguistica e professionale, e programmi per favorire l’accesso ad istruzione e lavoro.

Il programma di reinsediamento solidale da parte dei governi di Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay – condotto con il sostegno tecnico dell’UNHCR – è un esempio di collaborazione regionale per migliorare le opportunità di reinsediamento nel quadro del Piano d’azione del Brasile. L’UNHCR continua ad adoperarsi affinché più Paesi offrano posti per il reinsediamento, soprattutto in considerazione del crescente numero di rifugiati che necessitano di una soluzione duratura.

Negli ultimi anni, l’UNHCR e gli Stati hanno lavorato per espandere i proprio sforzi oltre i tradizionali programmi di reinsediamento. Altri percorsi umanitari, come i programmi di sponsorizzazione privata, i visti umanitari e l’ammissione per motivi di salute, possono assicurare protezione e soluzioni per i rifugiati a rischio. Anche i programmi di ricongiungimento familiare, i programmi di mobilità lavorativa, le borse di studio e i tirocini sono in grado di fornire opportunità per i rifugiati in un Paese terzo. Questi percorsi sono stati promossi a complemento dei programmi di reinsediamento esistenti, soprattutto per trasferire, in condizioni di sicurezza, i rifugiati siriani che necessitavano di urgente assistenza.

L’Italia aderisce al programma dal 2015. L’UNHCR collabora con diversi attori alla sua realizzazione, in particolare, affianca le autorità del Ministero dell’Interno nelle fasi relative all’accoglienza e alla predisposizione di specifici programmi di assistenza e integrazione.