In Giordania, la “madre dei siriani” aiuta i rifugiati a ricostruire le loro vite

Soprannominata “madre dei siriani” per il suo impegno nell’aiutare i rifugiati, Abeer Khreisha è la vincitrice per il Medio Oriente del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR.

 Nei sette anni successivi allo scoppio della guerra nella vicina Siria, migliaia di persone hanno cercato rifugio della città storica di Madaba, a 30 chilometri a sud-ovest della capitale giordana Amman, dove Abeer Khreisha si è abituata a essere svegliata a qualunque ora dallo squillo del cellulare.

“Non spengo mai il cellulare,” spiega. “A volte ricevo telefonate anche a notte fonda.”

Nei primi tempi, a chiamare erano soprattutto rifugiati appena arrivati in Giordania, cui amici o parenti avevano dato il numero di Abeer dicendo che era la persona giusta cui rivolgersi in caso di necessità. “Spesso ero la prima persona che incontravano, appena arrivati,” spiega.

Oggi, invece, è più probabile che sia qualcuno che lei conosce ad avere bisogno di aiuto con il cibo, l’affitto, o l’istruzione dei figli. Ma qualunque sia la questione da affrontare, tutti sanno che la sorridente Abeer, soprannominata affettuosamente “madre dei siriani,” sarà sempre pronta a fare tutto il possibile per aiutarli.

“Ho realizzato l’entità della loro sofferenza.”

Abeer lavora come volontaria a Madaba da circa 20 anni, e si impegna ad assistere cittadini giordani vulnerabili e rifugiati siriani in un centro gestito dal Jordanian Hashemite Fund for Human Development. Ritiene sia merito di suo padre, morto quando lei era molto giovane, se sente così forte dentro di sé il desiderio di aiutare le persone in difficoltà.

Il numero di persone bisognose di assistenza è aumentato significativamente a partire dal 2012, quando sempre più siriani in fuga dal conflitto, che infuria da ormai otto anni, hanno cominciato ad arrivare a Madaba.

“Ho cominciato a fare visita alle loro case, e ho realizzato l’entità della loro sofferenza,” ricorda Abeer. “Le loro condizioni psicologiche erano pessime, e alcuni dormivano sul pavimento.”

Abeer si è tenuta regolarmente in contatto con le famiglie che ha incontrato e continua a fare loro visita, per sapere come stanno. “Non lo considero un lavoro, perché ho stretto molte amicizie. Ora conosco quasi tutte le famiglie siriane che vivono qui.”

Ad oggi, sono circa 13.000 i rifugiati registrati a Madaba su una popolazione di circa 80.000 persone.

Il governo della Giordania ha profuso sforzi e risorse significativi nell’accoglienza dei circa 660.000 rifugiati siriani registrati che vivono nel paese, ma anche la solidarietà dimostrata da cittadini come Abeer gioca un ruolo fondamentale, soprattutto considerato che i finanziamenti per le agenzie umanitarie che assistono i rifugiati siriani ammontano solamente al 30% del totale necessario per le attività da realizzare quest’anno in Giordania e nella regione.

Abeer dedica la maggior parte del suo tempo e delle sue energie all’assistenza dei casi più vulnerabili, come i bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori, le madri sole, gli anziani e le persone con disabilità.

Con il protrarsi della crisi, i rifugiati siriani in Giordania sono sempre più vulnerabili: dati aggiornati al 2019 mostrano infatti che circa l’80% di essi vive al di sotto della soglia di povertà, con meno di 3 dollari USA al giorno.

“Nessuno è come Abeer.”

Abeer è così popolare tra i bambini siriani a Madaba da essere al centro dell’attenzione persino durante le giornate di festa che organizza una volta al mese e a cui partecipano clown, trampolieri e numerosi volontari vestiti da personaggi Disney.

“Nessuno è come Abeer,” esclama Ibtisam, una rifugiata siriana che ha portato la figlia alla festa. “Mia figlia la adora, perché la invita sempre a queste giornate in cui può divertirsi.”

Oltre ad organizzare attività per i più giovani, Abeer utilizza le proprie conoscenze e i propri contatti per aiutare i rifugiati a trovare una casa, una scuola e un lavoro. Quando può, li aiuta di tasca sua a pagare l’affitto o ad acquistare cibo e altri beni di prima necessità.

Haifaa è arrivata a Madaba nel 2013 e ha conosciuto Abeer grazie a un parente che viveva già in città. La donna, 48 anni, di Homs, aveva tre figli con disabilità e nessun mezzo per mantenerli.

“Quando sono arrivata in Giordania non avevo nulla,” racconfa Haifaa. “In Siria lavoravo come sarta. Abeer ha comprato dei mobili per la nostra casa e una macchina da cucire, e ha parlato di me a molte persone, fornendomi così lavoro. È una persona compassionevole, generosa e di buon cuore. Non importa cosa io possa dire per ringraziarla, non sarà mai abbastanza.”

Abeer afferma che dare a persone come Haifaa gli strumenti per essere autonome, sia attraverso il lavoro che l’istruzione, è ciò che le dà maggior soddisfazione.

“Ora Haifaa è una sarta molto popolare a Madaba, e lavora per mantenere la sua famiglia. Sono orgogliosa del fatto che le persone che ho aiutato siano in grado di cavarsela da sole.”

Il Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR deve il suo nome all’esploratore e filantropo norvegese Fridtjof Nansen, primo Alto Commissario per i Rifugiati, incaricato dalla Società delle Nazioni nel 1921. Il premio ha lo scopo di onorarne la perseveranza e l’impegno nonostante le avversità.

Per il suo impegno nell’aiutare i rifugiati siriani, Abeer è stata selezionata come vincitrice per il Medio Oriente del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR, un prestigioso premio annuale che onora la straordinaria azione umanitaria a favore di rifugiati, sfollati o apolidi.

Il vincitore a livello globale verrà annunciato il 2 ottobre e riceverà il Premio durante la cerimonia che si terrà a Ginevra il 7 ottobre.

Mentre in molte parti del mondo la retorica ufficiale sui rifugiati diventa sempre più divisiva, l’esempio di Abeer dimostra che la generosità e la solidarietà individuali possono avere un impatto significativo. Essere scelta come vincitrice per il Medio Oriente del Premio rappresenta una conferma del lavoro a cui ha dedicato la vita.

“Non ho iniziato a fare questo lavoro per ottenere un riconoscimento. Aiutare le persone è già una ricompensa. Ma questo premio mi dà la motivazione per andare avanti e fare ancora di più.”

 

Scopri chi sono gli altri quattro vincitori regionali del Premio Nansen per i Rifugiati 2019: https://www.unhcr.it/news/i-corridoi-umanitari-vincitore-regionale-per-leuropa-del-premio-nansen-per-i-rifugiati-dellunhcr.html