Il medico che aiuta gli afgani con disabilità a ricostruire le proprie vite

Il fisioterapista Alberto Cairo, che realizza arti prostetici e aiuta gli afgani con disabilità a trovare un’occupazione, è il vincitore per l’Asia del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR.

Fahim aveva solo 11 anni quando ha incontrato per la prima volta Alberto Cairo nel 1993, in un ospedale gestito dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) a Kabul.

Stava soffrendo molto e aveva urgente bisogno di cure, poiché aveva perso una gamba a causa di una mina. In quegli anni la capitale afgana era nel pieno di una brutale guerra civile tra gruppi in conflitto per imporre la propria supremazia sulla città.

Quel che non poteva sapere è che in uno dei periodi più cupi della storia dell’Afghanistan avrebbe inaspettatamente trovato un amico e un sostegno in un avvocato italiano diventato fisioterapista, e arrivato a Kabul appena tre anni prima.

“È un amico per tutto il popolo afgano,” afferma Fahim.

Con il passare degli anni Fahim cresceva e diventava sempre più alto, e si recava spesso all’ospedale del CICR. Ogni volta, al suo arrivo trovava Cairo ad accoglierlo in lingua Dari, con uno spiccato accento italiano. La compassione dimostrata dal medico durante le visite ha avuto un forte impatto su Fahim.

“Ho visto il modo in cui trattavano i pazienti, come fossero degli amici.”

“Ho visto il modo in cui trattavano i pazienti, come fossero degli amici, e ho deciso che anch’io avrei fatto qualcosa per il mio popolo.”

Quando decise di studiare infermieristica e anestesiologia, fu Cairo a incoraggiarlo. Oggi Fahim lavora come infermiere e anestetista in un ospedale nella provincia meridionale di Uruzgan.

L’esperienza di Fahim è solo un esempio dell’eredità che Cairo spera di lasciare alla città dove vive ormai da 30 anni.

Benché i media abbiano spesso dedicato i loro reportage alla sua figura, Cairo preferirebbe che l’attenzione si concentrasse sui sette centri ortopedici che gestisce, sulle 750 persone che vi lavorano – quasi tutti ex pazienti con disabilità – e sulle migliaia di pazienti che hanno aiutato nel corso degli anni.

Durante i primi anni trascorsi in Afghanistan, quando si passava continuamente da un conflitto all’altro, Cairo era colpito dal numero di pazienti che si presentavano in ospedale con ferite dovute a mine, proiettili e schegge. Ogni anno, i centri di riabilitazione che gestisce ricevono più di 13.000 nuovi pazienti, e la maggior parte di loro, come Fahim, ha bisogno di un trattamento che duri tutta la vita.

“Il mio obiettivo è fare in modo che ogni paziente possa essere reintegrato nella società e vivere in condizioni dignitose,” afferma Cairo, in attesa di cominciare il suo giro quotidiano di visite nel centro di riabilitazione nella zona ovest di Kabul, dove molti dei suoi pazienti sono fuggiti dai continui conflitti e dall’insicurezza che interessano il paese.

“Il mio obiettivo è fare in modo che ogni paziente possa essere reintegrato nella società e vivere in condizioni dignitose.”

Per il suo impegno nell’aiutare gli afgani con disabilità, Cairo è stato selezionato come vincitore per l’Africa del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR, un prestigioso premio annuale che onora la straordinaria azione umanitaria a favore di rifugiati, sfollati o apolidi.

Il vincitore a livello globale verrà annunciato il 2 ottobre e riceverà il Premio durante la cerimonia che si terrà a Ginevra il 7 ottobre.

Per Cairo, la carriera nell’ambito della riabilitazione fisica è iniziata per caso.

“Ero un ragazzo quando in Italia ho visto un uomo fare qualcosa di così semplice eppure fondamentale: aiutare le persone a camminare.”

Quel momento lo ha colpito al punto da spingerlo a interrompere la formazione da avvocato per specializzarsi in fisioterapia.

Prima di arrivare a Kabul, Cairo trascorse tre anni in un’area che oggi fa parte del Sud Sudan, anch’essa colpita da anni di conflitti incessanti. Quando iniziò a lavorare a Kabul, il centro del CICR era dedicato solamente alle vittime di guerra, ma in seguito ampliò le proprie attività per dedicarsi a tutte le persone con disabilità nel paese.

Si stima che siano tra i 400.000 e i 650.000 gli afgani che vivono con una qualche forma di disabilità. Considerato il bilancio limitato del Governo afgano, anche per l’assistenza sanitaria, e la sua dipendenza da aiuti internazionali che continuano a ridursi col trascorrere degli anni, Cairo è costantemente alla ricerca di nuovi modi per assistere una popolazione sempre più vittima della discriminazione sociale.

Ciò lo ha spinto a prendere due decisioni che hanno avuto un impatto duraturo sull’eredità del CICR in Afghanistan. La prima è stata quella di permettere il più possibile agli ex pazienti del centro di lavorarvi; la seconda è invece stata la creazione di un programma sportivo per persone con disabilità.

“Ho visto queste ragazze e ragazzi giocare a basket e ho pensato, perché negare la gioia di praticare uno sport a qualcuno solo perché ha un problema alle braccia o alle gambe?”

Sin dalla creazione del programma sportivo, moltissimi ex pazienti dei centri di riabilitazione hanno potuto beneficiarne. Oggi, Cairo è sicuro di avere fatto la scelta giusta.

“Chi l’avrebbe detto,” commenta. “Ma anche una persona che non ha le braccia o le gambe può fare molte cose.”

Il Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR deve il suo nome all’esploratore e filantropo norvegese Fridtjof Nansen, primo Alto Commissario per i Rifugiati, incaricato dalla Società delle Nazioni nel 1921. Il premio ha lo scopo di onorarne la perseveranza e l’impegno nonostante le avversità.

 

Scopri chi sono gli altri quattro vincitori regionali del Premio Nansen per i Rifugiati 2019: https://www.unhcr.it/news/i-corridoi-umanitari-vincitore-regionale-per-leuropa-del-premio-nansen-per-i-rifugiati-dellunhcr.html