L’UNHCR intensifica la risposta alle crescenti violenze e agli esodi in corso nella regione del Sahel
Pubblicato il 05 febbraio 2020 alle 15:15
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha concluso in Burkina Faso una visita in tre nazioni del Sahel e ha espresso la propria apprensione in merito al rapido aggravarsi della situazione in tutta la regione, nella quale le condizioni di crescente insicurezza hanno costretto un numero sempre maggiore di persone a fuggire dalle proprie case.
“L’emergenza è qui, nel Sahel, dove le persone stanno soffrendo e sono vittime di omicidi, le donne sono violentate e i bambini non possono andare a scuola”, ha dichiarato Filippo Grandi. “Il Sahel è il luogo in cui abbiamo il dovere di intervenire prima che questa crisi divenga ingestibile”.
In occasione dell’incontro coi Presidenti di Burkina Faso e Niger, nonché col Governo della Mauritania, l’Alto Commissario ha elogiato i Paesi in questione per l’accoglienza ininterrotta assicurata ai rifugiati, nonostante debbano essi stessi far fronte a emergenze umanitarie quali quelle in corso in Niger e in Burkina Faso. “Nel Sahel, alcuni tra i Paesi più poveri al mondo restano allo stesso tempo tra i più generosi”, ha affermato Filippo Grandi, riconoscendo la solidarietà che Niger, Mauritania e Burkina Faso garantiscono a circa 165.000 rifugiati in fuga dal Mali, dove la situazione in materia di sicurezza non mostra segni di miglioramento.
“Nonostante i numerosi problemi che questi tre Paesi si trovano ad affrontare oggi, nella maggior parte delle aree del mondo non assistiamo a questo livello di impegno”, ha dichiarato Filippo Grandi, elogiando l’adozione di soluzioni agli esodi forzati di lungo corso che promuovano la coesione sociale tra comunità di accoglienza, rifugiati e sfollati interni (internally displaced people/IDP).
Il numero di IDP in Burkina Faso è cresciuto di dieci volte nel solo 2019, arrivando a un totale di 560.000. Altre 70.000 persone sono fuggite nel vicino Mali nel corso dello stesso anno, portando la popolazione sfollata nel Paese oltre la soglia di 200.000 unità. Nel complesso, la regione del Sahel Centrale attualmente assicura rifugio a oltre un milione di rifugiati e IDP.
“Le storie che ho ascoltato in Niger, Mauritania e Burkina Faso sono scioccanti. Storie di omicidi commessi da gruppi armati, storie di distruzione di case, scuole e ambulatori medici, storie di violenza contro le donne”, ha affermato l’Alto Commissario.
Attacchi indiscriminati perpetrati da gruppi armati e terroristici ai danni di istituzioni statali e servizi di sicurezza, scuole e cliniche mediche si registrano con una frequenza riprovevole in tutta la regione. Tali aggressioni aggravano le tensioni sociali esistenti e la povertà diffusa, dato che le comunità locali sono spesso le prime a rispondere alle crisi.
Nell’area di Liptako-Gourma, presso cui Mali, Burkina Faso e Niger hanno frontiere comuni, i rifugiati in fuga da Mali e Burkina Faso spesso si ritrovano a cercare sicurezza e riparo in zone a loro volta colpite da violenze. La stragrande maggioranza di coloro che fuggono dalle violenze perpetrate nella regione sono donne e bambini. Molti, fra loro, sono già stati costretti alla fuga più volte. Le comunità locali possono offrire un sostegno molto limitato, data la miseria degradante che affligge diverse aree del Sahel.
Nel dipartimento di Ouallam, regione di Tillabéri, in Niger, Filippo Grandi è stato ricevuto da una comunità di 5.000 rifugiati, molti dei quali dal 2012 viveva all’interno di tende in un campo a ridosso del confine col Mali fino a quando le recenti violenze li hanno costretti a migrare nuovamente. Queste stesse violenze hanno costretto alla fuga dalle proprie case anche numerosi nigerini. Filippo Grandi ha raccolto storie dolorose di minacce da essi sopportate ad opera di gruppi armati che li hanno costretti ad abbandonare in fretta e furia i loro villaggi portando con sé alcuni indumenti e poco più.
Nei dipartimenti di Kaya e Dori, in Burkina Faso, l’Alto Commissario ha incontrato i sopravvissuti a un attacco molto recente perpetrato contro un villaggio delle vicinanze nel corso del quale circa 20 persone sono state uccise pochi giorni prima. I loro racconti sono stati strazianti: hanno descritto i dettagli di una terrificante aggressione notturna avvenuta contro il loro villaggio, nel corso della quale uomini e ragazzi sono stati assassinati, le donne stuprate, le case saccheggiate e le scuole, insieme ad altre infrastrutture, distrutte.
Le crescenti condizioni di insicurezza stanno producendo un impatto negativo sulle operazioni umanitarie, dal momento che ostacolano seriamente l’accesso delle agenzie impegnate nell’area a quanti necessitano di assistenza. Le persone costrette a fuggire e le comunità che le accolgono hanno tutte bisogno disperato di riparo, cibo, acqua potabile, protezione, assistenza sanitaria, istruzione.
Nonostante la situazione di instabilità costringa un numero crescente di persone a fuggire all’interno dei propri Paesi, la regione, allo stesso tempo, sta mostrando una solidarietà esemplare nei confronti dei rifugiati. In Mauritania, Filippo Grandi ha incontrato alcuni dei quasi 60.000 rifugiati maliani fuggiti oltre otto anni fa e che hanno raccontato della generosità delle comunità che li ospitano. In Niger, la coesione sociale è esemplificata dalla fruizione di alloggi innovativi e duraturi che favoriscono l’aggregazione tra comunità di accoglienza, rifugiati e IDP.
“Nel Sahel, la risposta alla crisi non deve riguardare soltanto la sicurezza. La protezione di quanti sono costretti a fuggire deve continuare a restare al centro del nostro intervento”, ha dichiarato Filippo Grandi. Tale approccio include l’adozione di un coordinamento migliore tra autorità civili e militati affinché sia assicurato l’accesso agli aiuti umanitari per garantire assistenza immediata. Inoltre, è di fondamentale importanza creare le condizioni affinché attori umanitari e per lo sviluppo possano dare il proprio contributo proponendo soluzioni a favore delle popolazioni interessate.
Di fronte a una crisi migratoria di questa portata, l’UNHCR rinnova l’appello a proteggere le persone in fuga dalle violenze. I governi della regione hanno riaffermato il proprio impegno a proteggere i civili nell’ambito delle operazioni antiterrorismo implementate nel Sahel. Inoltre, hanno riaffermato la necessità di migliorare le opportunità di accesso delle persone sfollate alle procedure di rilascio di documenti di stato civile, documenti di identità e registrazione della nazionalità per poter accedere a istruzione, mercato del lavoro, alloggio o assistenza sanitaria e prevenire, in tal modo, l’emergere di casi di apolidia.
Nell’intensificare la risposta alla crisi in atto, l’UNHCR intende evidenziare come la soluzione alle esigenze umanitarie nel Sahel non debba avvenire a spese di altre crisi regionali. Il Sahel, inoltre, è interessato dalla crisi in corso nella regione limitrofa del Lago Ciad, in cui si stima che vivano 2,8 milioni di persone sfollate e per la quale esiste un bisogno analogo di assicurare accesso agli aiuti umanitari e protezione di quanti costretti alla fuga. È di fondamentale importanza evitare il rischio di destabilizzazione della regione più ampia relativa all’Africa occidentale, considerato l’ulteriore diffondersi della situazione di instabilità.
“Pace, sicurezza e sviluppo sono fondamentali per la coesistenza tra quanti sono costretti a fuggire e le comunità che li accolgono”, ha dichiarato Filippo Grandi. “Nel sostenere i governi nello sforzo di far convivere pacificamente rifugiati e comunità di accoglienza, gli attori umanitari e per lo sviluppo devono, contestualmente, mirare ad assicurare l’accesso a istruzione, assistenza sanitaria e opportunità economiche”, ha aggiunto. “Intervenire sulle cause primarie di questa crisi consentirà di trovare soluzioni durature. Ciò vuol dire, inoltre, rispondere al ruolo chiave giocato dall’impatto dei cambiamenti climatici nonché all’impatto prodotto da tali esodi sulla natura”.
L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, guida la risposta internazionale volta a proteggere le persone costrette a fuggire a causa di conflitti e persecuzioni.
Per maggiori Informazioni:
- In Burkina Faso, Romain Desclous, desclous@unhcr.org, +221 786 396 385
- In Burkina Faso, Moussa Bougma, bougma@unhcr.org, +226 253 40 522
- In Mauritania, Viola Bruttomesso, bruttome@unhcr.org; +222 427 82 305
- In Niger, Marlies Cardoen, cardoen@unhcr.org, +227 80 06 81 49