L’UNHCR esprime apprensione per l’aggravarsi delle condizioni dei nuovi sfollati nella Repubblica Democratica del Congo

Pubblicato il 11 febbraio 2020 alle 16:29

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esprime preoccupazione in merito all’aggravarsi della situazione nel territorio di Beni, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, in cui, negli ultimi due mesi, le violenze hanno costretto alla fuga più di centomila civili.

Attacchi sferrati da gruppi armati a partire da dicembre dello scorso anno ai danni di diversi villaggi e città compresi nell’area tribale di Watalinga, al confine con l’Uganda, hanno costretto donne, uomini e bambini a fuggire verso la città di Nobili e il territorio circostante.

Molti, tra questi, erano già stati costretti alla fuga e avevano fatto ritorno ai propri villaggi solo a novembre dello scorso anno, dopo essersi sottratti alle violenze scoppiate ad aprile. Continuano ad avere disperato bisogno di assistenza.

Le tensioni nelle regione hanno continuato ad aumentare in seguito al lancio di un‘operazione militare governativa avvenuto a dicembre contro le Forze democratiche alleate (Allied Democratic Forces/ADF).

I civili, compresi quelli sfollati a partire da novembre e dicembre, sono divenuti oggetto di persecuzione da parte di gruppi armati, comprese le ADF. Secondo le autorità locali, i civili uccisi nel territorio di Beni da dicembre dello scorso anno sarebbero 252.

Molti hanno confidato al personale dell’UNHCR di vivere ora nella paura, dopo aver assistito a omicidi, violenze sessuali e rapimenti, sia nelle case sia durante la fuga.

La maggior parte di quanti sono stati costretti a fuggire in seno alla più recente ondata di violenze ha ora trovato rifugio presso le comunità locali di Nobili, le quali hanno accolto le famiglie sfollate senza esitazioni, nonostante siano prive delle risorse per soddisfare perfino le proprie esigenze.

Altri hanno trovato riparo all’interno di scuole e chiese sovraffollate dislocate per la città di Nobili. L’UNHCR e i partner stanno assicurando loro alloggi di emergenza permettendo così che gli edifici scolastici possano riprendere le proprie funzioni.

Diverse altre migliaia di persone vivono in condizioni disperate in un centinaio di insediamenti informali, dove dormono in baracche fatte di rami. Sono esposte alle intemperie e devono far fronte a gravi insidie alla propria incolumità e alla tutela dei propri diritti, ivi compresa la mancanza di privacy.

La stragrande maggioranza delle persone sfollate è composta da donne e bambini che, insieme ad altri sfollati interni (internally displaced people/IDP) continuano a necessitare con urgenza di assistenza di base e protezione. Le esigenze fondamentali riguardano l’erogazione di cibo, alloggio, acqua potabile, servizi igienico-sanitari e accesso all’istruzione.

Un numero elevato di bambini sfollati non frequenta le scuole, non avendo queste la capacità di ammettere altri studenti oppure essendo chiuse e destinate all’accoglienza di IDP, andando in tal modo a generare enorme pressione su infrastrutture scolastiche già inadeguate.

La scuola di Mambale di Nobili attualmente accoglie 500 studenti sfollati, fatto che porta il numero totale a 800. I corsi ora sono erogati secondo una doppia turnazione che prevede che gli studenti frequentino la mattina oppure il pomeriggio.

Per rispondere alle esigenze degli sfollati e delle comunità che li ospitano, l’UNHCR e i partner, insieme alle autorità locali e ad altri attori umanitari, stanno ora assicurando assistenza nella città di Nobili.

La settimana scorsa l’UNHCR ha assicurato assistenza distribuendo teli di plastica per alloggi d’emergenza destinati a 3.000 famiglie sfollate. Per migliorare la protezione e la sicurezza degli sfollati, l’UNHCR sta sostenendo, inoltre, lo sviluppo di tre strutture in seno alla comunità. Contribuiranno a implementare le procedure di identificazione, prevenzione e risposta alle violazioni di diritti umani.

L’UNHCR sta inoltre contribuendo allo svolgimento di un’attività continua di registrazione dei profili coordinata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) col supporto tecnico dell’UNHCR. I dati hanno già permesso di adeguare l’assistenza umanitaria erogata e continueranno a permettere di migliorare la qualità di protezione, assistenza e servizi multisettoriali destinati a coloro che ne hanno necessità.

Oltre cinque milioni di persone continuano a vivere sfollate nella Repubblica Democratica del Congo, costituendo la crisi di sfollati interni di più vaste dimensioni in corso in tutto il continente africano. Il personale dell’UNHCR attualmente è operativo nelle province di Nord Kivu, Sud Kivu, Tanganyika e Ituri, dove è impegnato nella risposta alle massicce ondate migratorie in corso.

Nell’arco di quest’anno, l’UNHCR necessiterà di 150 milioni di dollari per rispondere alle esigenze di rifugiati e IDP presenti nella Repubblica Democratica del Congo, ma ad oggi ne ha raccolto solo il quattro per cento.

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