A migliaia costretti alla fuga dalla recrudescenza delle violenze nel Mozambico settentrionale

Pubblicato il 07 febbraio 2020 alle 15:46

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sta intensificando la risposta nella provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, dove il recente riacutizzarsi delle violenze ha costretto migliaia di persone a fuggire per mettersi in salvo. Sono almeno 100.000 le persone attualmente sfollate in tutta la provincia.

Nei mesi passati si è registrato un drastico aumento di aggressioni brutali perpetrate da gruppi armati, con le ultime settimane rivelatesi il periodo più instabile dagli incidenti scoppiati nell’ottobre del 2017. In totale, nella provincia sono stati registrati almeno 28 attacchi dall’inizio dell’anno. Attualmente, risultano aggressioni commesse in nove dei sedici distretti di Cabo Delgado. La provincia è una delle aree meno sviluppate del Paese. Le violenze si stanno ora verificando anche nei distretti meridionali di Cabo Delgado, spingendo le persone a fuggire verso Pemba, il capoluogo della provincia. Uno degli incidenti più recenti è avvenuto a soli 100 km da Pemba.

Gruppi armati hanno colpito in modo casuale i villaggi locali terrorizzando la popolazione. Le persone in fuga riferiscono di omicidi, mutilazioni, torture, case date alle fiamme, e coltivazioni ed esercizi commerciali distrutti. L’UNHCR ha raccolto testimonianze di decapitazioni, rapimenti e sparizioni di donne e bambini.

Talvolta, gli aggressori avvertono la popolazione locale comunicando luogo e ora in cui colpiranno, creando così il panico e spingendo le persone a fuggire in fretta e furia dai villaggi.   La maggior parte si lascia tutto alle proprie spalle, non avendo tempo di prendere effetti personali, cibo o documenti d’identità. Al momento sono centinaia i villaggi dati alle fiamme o completamente abbandonati per la campagna a tutto campo di indiscriminato terrore condotta dagli aggressori. Anche le istituzioni governative sono state oggetto di attacchi.

I civili sono fuggiti in diverse direzioni, anche verso piccole isole in cui molti non hanno un alloggio in cui vivere. Alcuni, tra cui numerosi bambini e donne, dormono all’aperto e hanno accesso limitato all’acqua potabile. La maggior parte degli sfollati interni (internally displaced persons/IDP) ha trovato riparo presso famiglie o amici andando, così, a incrementare la pressione sulle già scarse risorse locali. Molti sfollati vivono in condizioni estremamente precarie. Il mese scorso, sei persone sono morte di diarrea sull’isola di Matemo.

In risposta al rapido aggravarsi della situazione, e su richiesta del Governo del Mozambico rivolta a tutte le agenzie umanitarie, l’UNHCR sta estendendo la propria presenza su tutta la provincia per rispondere in modo più efficace alle crescenti esigenze della popolazione sfollata. Molti sono sopravvissuti a violenze e violazioni dei diritti umani e necessitano urgentemente di protezione e sostegno psicosociale.

L’UNHCR contribuirà al coordinamento di tutte le attività di protezione in partenariato col Governo. L’Agenzia, inoltre, nelle prossime settimane dispiegherà personale e aiuti supplementari per soddisfare le necessità, inizialmente a beneficio di 15.000 IDP e delle comunità di accoglienza.

Molte delle aree colpite dagli attacchi erano state devastate dal ciclone Kenneth nell’aprile 2019. In quell’occasione, circa 160.000 persone erano state direttamente interessate e hanno necessità di assistenza. Gli abitanti di Cabo Delgado, inoltre, sono stati gravemente colpiti da recenti inondazioni che hanno distrutto i ponti, limitandone ulteriormente l’accesso a cibo e ad altre risorse.

L’UNHCR chiede che sia garantito con urgenza un sostegno deciso volto a consentirle di intensificare l’intervento in Mozambico. Nel frattempo, l’Agenzia impegnerà 2 milioni di dollari dalle proprie riserve operative per rispondere alle esigenze iniziali.

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