Secondo un rapporto appena pubblicato, i rifugiati siriani in Libano sono vulnerabili e dipendenti dagli aiuti

Pubblicato il 09 gennaio 2017 alle 3:30

Lo studio annuale sulla vulnerabilità dei rifugiati siriani condotto con UNICEF e PAM mostra l’aumento dell’insicurezza alimentare; la quota di famiglie al di sotto della soglia di povertà è pari al 71 per cento.

Secondo uno studio condotto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) insieme ad altre Agenzie partner delle Nazioni Unite, i rifugiati siriani in Libano continuano a vivere in condizioni di elevata vulnerabilità dopo anni di permanenza nel Paese.

La ricerca che UNHCR, UNICEF e PAM ha condotto nelle famiglie ha rivelato che la situazione economica dei rifugiati siriani in Libano è, nella migliore delle ipotesi, grave come l’anno scorso. Secondo alcuni criteri, la loro situazione risulta in continuo peggioramento.

Lo studio annuale ha riscontrato che le famiglie hanno esaurito le loro già limitate risorse e che si sono adattate per sopravvivere con il minimo indispensabile. La ricerca ha rivelato che più di un terzo dei rifugiati si trovava in condizioni di moderata o grave insicurezza alimentare, con un incremento di 12 punti percentuali rispetto al 2015. La quota di famiglie che vivono al sotto la soglia di povertà si è assestata su un allarmante 71 per cento.

“I rifugiati siriani in Libano ce la fanno a malapena a sopravvivere”, ha dichiarato Amin Awad, direttore dell’Ufficio dell’UNHCR per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Continuano a essere in condizioni di estrema vulnerabilità e dipendono dagli aiuti della comunità internazionale. Senza un sostegno costante, la loro situazione sarebbe terribile.”

La ricerca, dal titolo “Valutazione della vulnerabilità dei rifugiati siriani” (Vulnerability Assessment of Syrian Refugees, VASyR), è arrivata alla sua quarta edizione. I risultati vengono utilizzati in diversi modi, per esempio per individuare i beneficiari di finanziamenti e di altre forme di sostegno.

Si è riscontrato che più della metà delle famiglie rifugiate ha avuto una spesa totale pro capite al di sotto del carrello minimo di sopravvivenza (SMEB), che comprende un certo numero di beni ritenuti essenziali per la sopravvivenza di una famiglia. Se da un lato questo dato si è stabilizzato a livello nazionale, la quota di famiglie nella categoria corrispondente allo SMEB è aumentata di oltre il 50 per cento in alcuni distretti. Ulteriori gravi difficoltà sono state individuate nei settori relativi a residenza, istruzione e casa.

In ogni caso, l’erogazione degli aiuti indispensabili è stata in grado di fermare il repentino impoverimento che era stato osservato tra il 2014 e il 2015. A partire da novembre 2016, è stato raccolto 1 miliardo di dollari, pari solamente al 50 per cento dell’appello congiunto per il Paese lanciato dalle Nazioni Unite, dal governo e da un insieme di Agenzie.

Rispetto all’anno precedente, la situazione dei rifugiati non è peggiorata in modo drammatico in termini di salute, istruzione, alloggi, acqua, igiene, rifiuti solidi ed energia, grazie al sostegno finanziario della comunità internazionale e l’attenta programmazione delle operazioni umanitarie.

Il Libano è il secondo Paese, dopo la Turchia, per numero di rifugiati siriani accolti, con oltre un milione di rifugiati registrati. I rifugiati siriani in Libano sono dislocati sia in ambienti urbani che rurali, in un totale di circa 2.125 comunità e luoghi diversi.

I dati per il rapporto sono stati raccolti nei mesi di maggio e giugno dello scorso anno. Diversi gruppi di ricerca hanno visitato 4.500 famiglie di rifugiati siriani selezionate in modo casuale all’interno di 26 distretti. Il rapporto completo contiene una serie di raccomandazioni che determineranno la futura programmazione degli aiuti umanitari in Libano. Il rapporto è disponibile al seguente link: http://data.unhcr.org/syrianrefugees/admin/download.php?id=12482