Maggior supporto per i rifugiati del Burundi
Pubblicato il 29 settembre 2017 alle 14:27
L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, esorta ad un maggior sostegno internazionale nei confronti dei rifugiati burundesi e delle comunità che li ospitano, poiché una grave e cronica mancanza di fondi sta ostacolando la risposta umanitaria nei Paesi che offrono loro asilo.
Più di 420.000 rifugiati burundesi hanno urgente bisogno di assistenza e sostegno umanitario nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), in Ruanda, in Uganda e nella Repubblica Unita della Tanzania. Con il numero di rifugiati burundesi che rimane ancora alto nei Paesi ospitanti, è di vitale importanza che vengano messe a disposizione risorse adeguate per finanziare le attività umanitarie salvavita che sono attualmente in corso.
L’appello per raccogliere fondi destinati agli aiuti umanitari per i rifugiati burundesi nei Paesi confinanti ha raccolto solo il 19% dei 429 milioni di dollari richiesti.
Questo sotto finanziamento ha avuto un forte impatto negativo sulle capacità di accoglienza e ha ridotto lo spazio di asilo e la qualità della protezione fornita dai Paesi ospitanti. I rifugiati continuano a vivere in campi sovraffollati e congestionati, in condizioni di insicurezza, deterioramento dei rifugi di emergenza, carenza di acqua e cibo e servizi igienici ed educativi al collasso. La protezione e l’assistenza per i rifugiati burundesi non hanno ancora raggiunto standard accettabili, nonostante gli sforzi dei governi ospitanti, dell’UNHCR e dei partner.
In molte aree dedicate all’accoglienza dei rifugiati c’è il rischio di malattie infettive come malaria e dissenteria. C’è un urgente bisogno di estendere la disponibilità e la qualità dei servizi sanitari: ciò include la creazione di nuove strutture, l’assunzione di personale qualificato e l’acquisto di strumentazione e medicinali.
Il sotto finanziamento ha costretto il Programma Alimentare Mondiale (World Food Programme – WFP) a tagliare fino al 60 per cento le razioni di cibo giornaliere in Tanzania, Paese che ospita la maggioranza dei rifugiati del Burundi.
Solo il 56 per cento delle persone identificate come sopravvissute a violenze sessuali e di genere ha ricevuto assistenza e servizi adeguati.
Le risorse di acqua sono sufficienti solo in due dei quattro maggiori Paesi ospitanti e solo il 17 per cento dei rifugiati nella regione dispongono di latrine ad uso familiare.
Le tende consegnate durante il picco dell’emergenza sono ormai fatiscenti e la maggior parte delle famiglie non possono essere aiutate con rifugi di emergenza per via delle limitate risorse. In Ruanda, un terzo di circa 88.000 rifugiati vivono ancora sotto teloni di plastica, esposti alle piogge e ai temporali. Bisogna immediatamente costruire, migliorare e riparare i rifugi.
Decine di migliaia di bambini sono stati iscritti a scuola ma le classi sono sovraffollate: sono necessarie nuove scuole e nuovi spazi educativi per decongestionare le infrastrutture scolastiche esistenti.
Sebbene alcuni rifugiati abbiano cominciato a tornare a casa, l’UNHCR non promuove il ritorno in Burundi, in quanto non sussistono ancora le condizioni per un rimpatrio organizzato su vasta scala. I rifugiati burundesi hanno ancora bisogno di protezione internazionale e alcune ricerche informali indicano che la grande maggioranza non ha ancora intenzione di tornare. Ciononostante, l’UNHCR continuerà ad assistere quei rifugiati che hanno espresso il desiderio di ritornare volontariamente a casa.
L’UNHCR si appella inoltre ai governi affinché continuino a mantenere aperti i confini ai richiedenti asilo provenienti dal Burundi e garantiscano che non vi sia alcun ritorno forzato.
È di vitale importanza che aumenti il finanziamento per l’assistenza ai rifugiati per portare benefici ai rifugiati stessi e alle comunità che li ospitano. È inoltre cruciale che, nel contesto del Quadro di Risposta Globale ai Rifugiati (Comprehensive Refugee Response Framework – CRRF), vengano investiti ulteriori fondi nelle aree che ospitano i rifugiati. Ciò servirà a sostenere i governi locali affinché la risposta alla crisi di rifugiati sia inclusa nei rispettivi piani di sviluppo.
La Tanzania – che applica formalmente il CRRF – è il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati burundesi, 246.000 persone. Altri 88.000 si trovano in Ruanda, 40.000 nella RDC, 37.000 in Uganda, 7.000 in Kenya e oltre 1.000 sono ospitati rispettivamente da Mozambico, Malawi e Zambia.