NUOVI SCONTRI IN SUD SUDAN CAUSANO LA FUGA DI 26.000 PERSONE NELL’AREA DI MAKAL

Pubblicato il 19 febbraio 2016 alle 8:00

L’UNHCR teme che potrebbero essere 26.000 le persone che sono state costrette a fuggire a causa dei combattimenti scoppiati mercoledì sera (17 febbraio) tra gruppi di etnia Dinka e Shilluk in un sito per sfollati interni a Malakal, in Sud Sudan.

Stando a quanto riferito, soldati dell’Esercito di Liberazione Nazionale del Sudan (SPLA) sono entrati ieri nel sito per la protezione di civili, che ospitava circa 48.000 persone sfollate interne. I partner umanitari nel territorio hanno riferito che ci sono stati spari, saccheggi di proprietà e incendi di case. Lo staff dell’UNHCR ha detto che i civili sono fuggiti portando con sè ciò che potevano mentre le persone più vulnerabili sono state lasciate indietro. Molte famiglie sono state separate a causa della fretta della fuga.

Informazioni preliminari indicano che 18 persone sono rimaste uccise e più di 90 ferite. Alcuni civili versano in condizioni critiche. Due cliniche, gestite dall’OIM e dall’International Medical Corps (IMC), sono state saccheggiate. Circa 4.000 sfollati Dinka sono fuggiti nella città di Malakal, mentre decine di migliaia di sfollati Nuer e Shilluk hanno cercato rifugio nella base di UNMISS (Missione ONU in Sud Sudan) a Malakal.

Dai rapporti si stima che circa 26.000 sfollati interni abbiano trovato riparo nella base di UNMISS, ma non possiamo confermare il numero considerata la situazione in continuo cambiamento. Stando a quanto riporta il governo, gli sfollati interni che sono fuggiti verso la città di Malakal hanno trovato rifugio in chiese e scuole. Medici Senza Frontiere ha confermato che 18 persone sono state uccise, tra cui due membri del suo staff.

Gli incendi hanno danneggiato gravemente il centro per la protezione della popolazione civile. In questo momento, cibo, ripari e acqua sono i bisogni prioritari e bambini e anziani sono tra i più colpiti. Gli scontri sono diminuiti rispetto a ieri sera, ma sporadici colpi da arma da fuoco sono stati sentiti ancora questa mattina. L’UNHCR incontrerà questa mattina i suoi partner per organizzare una valutazione delle persone sfollate che hanno cercato protezione presso la base di UNMISS e per decidere come rispondere ai loro bisogni.

Sembra che le forze di pace dell’ONU abbiano preso controllo del centro per la protezione della popolazione civile e che i soldati dello SPLA abbiano lasciato il campo. L’UNHCR è presente sul posto con 16 membri del suo staff, tra cui 4 internazionali, e tutti sono stati rintracciati.

I partner umanitari hanno istallato centri di distribuzione di acqua per i civili sfollati all’interno della base UNMISS. I partner sanitari, tra cui IMC, MSF, ICRC, OMS e OIM, si sono mobilitati per fornire cure alle persone ferite. Per alcuni sfollati in condizioni critiche sono state organizzate evacuazioni mediche di emergenza verso Kodok e Juba. L’ICRC ha mandato un’equipe a Kodok per fornire supporto alle evacuazioni mediche e alle operazioni chirurgiche.

Ieri nei centri per la protezione della popolazione civile nella capitale del Sud Sudan, Juba, ci sono state alcune dimostrazioni, con centinaia di sfollati interni che hanno protestato in segno di solidarietà verso le loro comunità a Malakal. L’UNHCR è una delle tante organizzazioni impegnate nella risposta umanitaria alla situazione in corso.