“Punto di rottura” imminente: necessario aiuto urgente per i rifugiati in fuga dal Sud Sudan dichiarano il Governo dell’Uganda e l’UNHCR

Pubblicato il 23 marzo 2017 alle 3:38

Il Governo dell’Uganda e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi hanno rivolto oggi un appello congiunto alla comunità internazionale affinché sia garantito un supporto immediato e su larga scala ai migliaia di rifugiati sudsudanesi che continuano ad arrivare quotidianamente in Uganda in fuga dal brutale conflitto e dalla conseguente carenza di disponibilità di cibo.

L’Uganda accoglie attualmente oltre 800.000 rifugiati sudsudanesi. Di questi, circa 572.000 sono arrivati a partire dall’8 luglio 2016, nel disperato bisogno di sicurezza e assistenza. Alla luce dell’attuale numero di arrivi, questo dato oltrepasserà il milione entro la metà del 2017. Oltre 172.000 rifugiati sudsudanesi sono fuggiti in Uganda solo quest’anno, con una media di oltre 2.800 arrivi al giorno nel mese di marzo.

“L’Uganda ha continuato a tenere aperti i propri confini”, ha dichiarato il Primo Ministro dell’Uganda Ruhakana Rugunda. “Ma questo enorme flusso di persone senza precedenti sta mettendo sotto forte pressione i servizi pubblici e le infrastrutture locali. Continueremo ad accogliere i nostri vicini in questo momento di disperato bisogno, ma c’è urgente bisogno del sostegno della comunità internazionale visto che la situazione sta divenendo sempre più critica”.

“Siamo a un punto di rottura. L’Uganda non può gestire da sola la più vasta crisi di rifugiati dell’Africa”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi. “L’insufficiente attenzione internazionale alle sofferenze del popolo sudsudanese sta condannando una delle popolazioni più vulnerabili al mondo proprio nel momento in cui è più urgente il bisogno del nostro aiuto”.

La cronica e grave insufficienza di fondi ha raggiunto un punto in cui la possibilità di garantire assistenza cruciale salva-vita rischia di essere pericolosamente compromessa. Le strutture di transito e accoglienza si stanno rapidamente sovraffollando. E’ necessario inoltre affrontare ostacoli considerevoli per poter garantire ai rifugiati quantità adeguate di razioni di cibo e di acqua potabile, e servizi sanitari e scolastici. Si tratta di una situazione disperata aggravata ulteriormente dall’arrivo di piogge torrenziali. Attualmente, l’UNHCR necessita urgentemente di oltre 250 milioni di dollari statunitensi per sostenere i rifugiati sudsudanesi in Uganda nel 2017.

L’approccio adottato dall’Uganda nella gestione della crisi di rifugiati è, da molto tempo, uno dei più avanzati di tutto il continente africano. Una volta ottenuto lo status di rifugiato, ai rifugiati vengono concessi piccoli lotti di terreno in insediamenti integrati con le comunità di accoglienza locali: un approccio pioneristico che rafforza la coesione sociale e consente sia ai rifugiati che alle comunità di locali di vivere insieme pacificamente. Nelle regioni Centro e Sud-Oovest dell’Uganda la terra è messa a disposizione dal Governo. Nell’Uganda settentrionale, dove è accolta la stragrande maggioranza dei rifugiati sudsudanesi, i terreni sono stati donati dalla comunità di accoglienza locale: un gesto di straordinaria generosità nei confronti di persone in fuga da guerra e conflitti.

L’Uganda, pertanto, è stata presa a modello per aver adottato quest’approccio complessivo nella protezione dei rifugiati che integra le strategie di risposta umanitaria con interventi orientati allo sviluppo, di cui beneficiano tanto i rifugiati quanto le comunità che li accolgono. Tale approccio è stato adottato in quanto parte della Dichiarazione sui Rifugiati e sui Migranti di New York, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite l’anno scorso, che verrà sperimentato anche nella gestione di altre crisi. Tuttavia, alla luce della grave carenza di fondi e di un’emergenza che cresce a ritmi allarmanti, la capacità dell’Uganda di implementare quest’approccio che permette ai rifugiati di sostentarsi con successo rischia ora di essere in pericolo. Di conseguenza, il futuro del nuovo Quadro di Risposta Complessiva sui Rifugiati potrebbe essere rimesso in questione.