L’infanzia perduta
La lotta di una bambina siriana
Ha visto orrori che nessun bambino dovrebbe mai vedere: la morte delle persone care intorno a lei, la chiusura della scuola, la perdita dei suoi amici. Ritornare tra i banchi di scuola per Sharifa significa avere una seconda possibilità.
Un fiume di parole viene fuori quando Sharifa ricorda e ci racconta i suoi ultimi mesi a Homs in Siria. La paura, il buio, la noia dei giorni senza scuola – un’infanzia e un’innocenza perdute a causa di una guerra brutale che si protrae da tre lunghi anni.
“Ho avuto più paura quando era buio”, racconta la dodicenne. “Si sentivano molti spari e mia sorella veniva a sedersi con me quando avevo paura. Ricordo le bombe.”
Insieme con la sua famiglia, Sharifa è fuggita attraverso il confine con il Libano circa un anno fa. Oggi Sharifa, la più giovane in una famiglia di sei persone, vive con i suoi genitori in una tenda nella valle della Bekaa e la vita passata è ormai solo un ricordo.
“In Siria avevamo una grande casa con sei camere da letto, ma quando è iniziata la guerra, abbiamo dovuto dormire insieme in un’unica grande stanza.”
Per Sharifa la vita in una tenda è difficile. La pioggia incessante e la neve hanno causato il caos durante i mesi invernali e la città in cui vive è ancora allagata ed è coperta ovunque di uno strato spesso di fango puzzolente.
Le tende dove vivono famiglie come quella di Sharifa e anche i kit invernali – coperte e piccole stufe per il riscaldamento – distribuiti dall’UNHCR sono essenziali. Sharifa racconta che l’inverno è stato duro e di aver avuto spesso molto freddo.
La vita da rifugiata non è per niente facile, ma con l’aiuto e la generosità dei nostri sostenitori, Sharifa è tornata a scuola. Grazie ai fondi ricevuti, Sharifa ora frequenta le classi pomeridiane in una scuola elementare locale libanese e si sta godendo la sua opportunità di apprendere.
“La scuola qui è molto buona. Vado alle classi pomeridiane ogni pomeriggio. Sto imparando il francese, mi piace molto, non avevo avuto la possibilità di impararlo in Siria.
Tutti i miei fratelli andavano a scuola – mio padre voleva che la frequentassimo e imparassimo a leggere e scrivere. Mia sorella maggiore stava per prendere la maturità quando è iniziata la guerra e speravo di fare lo stesso.”
L’isolamento e l’insicurezza sono diventati parte della vita quotidiana per molti bambini siriani rifugiati. Alcuni preferiscono essere soli, altri sono tenuti in casa dai loro genitori, che temono per la loro sicurezza in un ambiente non familiare.
Nella foto in alto: Waffa (6 anni) è fuggita dalla Siria con sua madre e sua sorellla minore. Dal suo arrivo in Libano, cinque mesi fa, ha a malapena parlato.