Una, nessuna e centomila
Per chi scappa da una guerra la fortuna più grande è riuscire a raggiungere un campo rifugiati UNHCR, anziché vagare attraverso pericolosi territori di scontri senza nessuna protezione, senza cibo o acqua. In balia dei combattenti armati di ogni fazione.
Ma una volta arrivati al campo? Dal momento che i conflitti sono sempre più lunghi e complessi, i tempi di permanenza in un campo rifugiati sono sempre più protratti. Chi è fuggito non ha la possibilità di tornare a casa per moltissimo tempo.
E allora diventa determinante dare agli ospiti del campo non solo una tenda dove ripararsi, ma anche gli strumenti per costruirsi una vita, dare loro la possibilità di essere protagonisti attivi del proprio percorso personale.
Il 60-70% degli ospiti dei campi UNHCR sono donne e per una donna rifugiata la vita è ancora più complessa che per un uomo. Le difficoltà quotidiane sono ancora più grandi e le possibilità di costruirsi un percorso di vita soddisfacente sono ancora più ridotte. D’altro canto una donna autonoma e felice è una risorsa per se stessa, per la sua famiglia e per tutta la sua comunità.
Ogni giorno è una sfida. Si comincia all’alba facendo la fila per l’acqua in mezzo al fango del campo. Poi le taniche da trasportare fino alla tenda. E ancora chilometri e chilometri di cammino per raccogliere qualche ramo secco con cui cuocere gli ingredienti della razione alimentare. Cibo che, molto spesso, viene distribuito dagli uomini secondo criteri arbitrari, a volte dirottato per altri scopi o venduto al mercato nero.
È per questo che una delle priorità nei campi UNHCR è occuparsi delle donne in modo speciale.
Assicurare loro la possibilità di andare a scuola, scegliere il proprio futuro, avere un reddito autonomo, è cruciale per lo sviluppo di tutta la comunità sia nel campo che nel momento in cui torneranno a casa. Da quando nasce fino a quando diventa adulta, una donna rifugiata ha bisogno di attenzioni e cure particolari, che se date o non date, faranno una differenza enorme. Trasformeranno una persona passiva e senza futuro in un motore di propulsione, in grado di cambiare il destino per se stessa e per gli altri. Sia uomini che donne.
L’UNHCR si impegna molto per questo obiettivo sviluppando progetti speciali per le donne all’interno dei campi, ma anche declinando al femminile le attività già esistenti, in modo da renderle fruibili e utili per entrambi i generi.
Anche il ritorno a casa viene accompagnato da un’attenzione speciale alla tutela dei diritti delle donne che devono potersi reintegrare nella comunità di origine, procurandosi un reddito per se stesse e per i propri figli, partecipando attivamente alle attività comunitarie. Diventando così un esempio per tutti.
Finanziare le attività UNHCR in favore delle donne rifugiate è qualcosa, dunque, che può cambiare non solo il loro destino, ma quello di milioni di persone nel mondo.