L’APPELLO DELL’UNHCR: NECESSARI INTERVENTI URGENTI PER AFFRONTARE L’APOLIDIA DEI MINORI PRIMA CHE I PROBLEMI DIVENTINO INSUPERABILI

Pubblicato il 04 novembre 2015 alle 12:00

I minori apolidi in tutto il mondo condividono lo stesso senso di discriminazione, frustrazione e disperazione, secondo quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che richiama la necessità di un’azione urgente prima che l’apolidia renda insuperabili i problemi che affliggono l’infanzia di molti bambini.

La prima indagine geograficamente diversificata che raccoglie le opinioni dei bambini apolidi rivela che i problemi più comuni, che devono affrontare nei paesi in esame, incidono profondamente sulla loro capacità di godere dell’infanzia, di condurre una vita sana, di studiare e perseguire e soddisfare le loro ambizioni.

Tra le decine di giovani intervistati in sette paesi per il rapporto I am Here, I Belong: the Urgent Need to End Childhood Statelessness, in moltihanno affermato che essere apolidi ha avuto un forte impatto psicologico su di essi, al punto che si descrivono come “invisibili”, “alieni”, persone che “vivono nell’ombra”, “inutili”, “come cani randagi”.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres ha sottolineato che il rapporto, pubblicato un anno dopo il lancio della campagna dell’UNHCR #IBelong volta a porre fine all’apolidia entro il 2024, evidenzia la necessità di porre fine alle sofferenze dei minori apolidi in un mondo in cui ogni 10 minuti nasce un bambino apolide.

“Nel breve tempo che i bambini hanno per essere bambini, l’apolidia può scolpire nella pietra gravi problemi che li perseguiteranno per tutta la loro infanzia e li condanneranno ad una vita di discriminazione, frustrazione e disperazione”, ha dichiarato Guterres. “Nessuno dei nostri bambini dovrebbe essere apolide. Tutti i bambini dovrebbero avere un luogo a cui appartenere”.

Nella giornata di ieri, 3 Novembre, l’Alto Commissario ha presentato il rapporto in occasione di una tavola rotonda ad alto livello, che si è tenuta presso la sede dell’ONU a New York, sull’importanza del diritto alla cittadinanza. Per stilare il rapporto sono state intervistate più di 250 persone, tra cui bambini, giovani, genitori e tutori, in Costa d’Avorio, Repubblica Dominicana, Georgia, Italia, Giordania, Malaysia e Thailandia, nel periodo compreso tra lo scorso luglio e agosto.

Nel rapporto, i bambini raccontano le sfide difficili che affrontano crescendo, spesso ai margini della società, quando si vedono negati i diritti di cui gode la maggior parte dei cittadini. I bambini apolidi dicono che sono spesso trattati come stranieri nel paese in cui sono nati e hanno vissuto per tutta la loro vita.

Ai giovani apolidi viene spesso negata la possibilità di ottenere titoli di studio, andare all’università e trovare un lavoro dignitoso. Affrontano discriminazioni e vessazioni da parte delle autorità e sono più vulnerabili a sfruttamento e abusi. La loro mancanza di cittadinanza spesso condanna loro, le loro famiglie e comunità a rimanere poveri ed emarginati per generazioni.

L’apolidia riguarda anche il futuro dei giovani. Una ragazza in Asia ha dichiarato ai ricercatori dell’UNHCR che non è riuscita a rispondere ad offerte di lavoro come insegnante perché è apolide e non può che trovare lavoro in qualche negozio locale. “Voglio dire al Paese che ci sono molte persone come me”.

L’UNHCR fa appello a più paesi affinché sostengano la campagna lanciata il 4 novembre 2014 per porre fine all’apolidia in 10 anni. Nell’ultimo anno, la comunità globale si è raccolta a sostegno della campagna, e diverse iniziative sono state promosse a livello regionale cosi’ come azioni legislative sono state intraprese da parte degli Stati.

Per quanto riguarda l’Italia, non solo è stato uno dei Paesi che ha preso parte all’iniziativa, apportando un importante contributo all’indagine e al rapporto presentato ieri a New York, ma ha anche patrocinato l’evento stesso. Inoltre, il Parlamento italiano ha recentemente autorizzato l’adesione alla Convenzione del 1961 sulla riduzione dell’apolidia, confermando così a livello internazionale il proprio impegno nel contrasto al fenomeno dell’apolidia.

Per porre fine all’apolidia, l’UNHCR esorta tutti gli Stati ad adottare le seguenti misure:

  • Consentire ai bambini che altrimenti sarebbero apolidi di acquisire la cittadinanza del paese in cui sono nati.
  • Riformare le leggi che impediscono alle madri di trasferire la propria cittadinanza ai figli in condizioni di parità rispetto ai padri.
  • Eliminare le leggi e le pratiche che negano la cittadinanza ai bambini a causa della loro nazionalità, etnia, razza o religione.
  • Assicurare che venga realizzata universalmente la registrazione delle nascite in modo da prevenire apolidia.

 

Leggi il rapporto: http://www.unhcr.org/ibelong/wp-content/uploads/2015-10-StatelessReport_ENG16.pdf