DISORDINI E TRAGEDIE A LESBO MENTRE AUMENTANO GLI ARRIVI: È NECESSARIO UN SOSTEGNO URGENTE PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI ACCOGLIENZA.

Pubblicato il 16 ottobre 2015 alle 4:30

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In Grecia, nella giornata di ieri il personale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è stato evacuato per un breve tempo dal luogo dove erano in corso le procedure di registrazione di migranti e rifugiati sull’isola di Lesbo. Il luogo era molto affollato e si sono verificati episodi di violenza. Ciò è avvenuto mentre continuano gli arrivi di migliaia di rifugiati e migranti via mare dalla Turchia. Le autorità hanno, inoltre, riferito che vi sono stati sette morti – quattro dei quali bambini – a seguito di una collisione tra una barca di trafficanti e una nave della Guardia Costiera greca.

Entrambi gli incidenti, la tragedia marittima e le tensioni a Lesbo, sottolineano ancora una volta l’urgente necessità di predisporre rapidamente adeguate strutture di accoglienza in Grecia per la ricezione, l’assistenza, la registrazione e lo screening di tutti i nuovi arrivati.

Insieme all’aumento degli arrivi negli ultimi due giorni è aumentato anche il numero di morti. La Guardia Costiera greca ha riferito che ieri è avvenuta una collisione tra una delle sue navi pattuglia e una barca da pesca che trasportava 38 persone, provocando sette morti, tra cui quattro bambini. La collisione è avvenuta al largo della città di Molyvos sulla costa nord occidentale dell’isola. Trentuno persone sono state salvate e sull’incidente è stata aperta un’indagine. Dall’inizio dell’anno sono morte 100 persone nel tentativo di compiere la traversata dalla Turchia alla Grecia, mentre nel suo complesso nel Mediterraneo sono morte più di 3.100 persone.

Il personale dell’UNHCR è rientrato a Moria questa mattina. Gli operatori hanno rilevato l’arrivo di 85 barche sull’isola nella giornata di mercoledì, seguite da altrettante – o forse più – nella giornata di ieri e durante la notte, soprattutto lungo la costa settentrionale, dove il canale che separa la Grecia dalla Turchia è largo solo 10 chilometri. Un responsabile della protezione dell’UNHCR ha dichiarato che dalla riva si vedono avvicinarsi nel corso di una giornata fino a sei barche alla volta – la maggior parte gommoni che trasportano circa 50 persone ciascuno. L’ondata di arrivi potrebbe essere il risultato di un temporaneo miglioramento delle condizioni atmosferiche, una corsa per battere l’inizio dell’inverno e il timore che i confini europei possano presto venir chiusi.

Un rifugiato siriano nel nord della Grecia ha dichiarato all’UNHCR che il suo gruppo, composto da circa 50 persone, ha tentato tre volte nelle ultime due settimane di compiere la traversata dalla Turchia a Lesbo. La prima volta sono stati trainati a riva dopo essere stati intercettati da una nave pattuglia turca. La seconda volta hanno avvistato un’altra barca di pattuglia al largo e hanno annullato il viaggio. Hanno finalmente raggiunto Lesbo all’inizio di questa settimana, secondo quanto ha riferito.

L’aumento degli arrivi ha posto nuove pressioni sulle strutture di accoglienza e di registrazione governative già sovraffollate dal numero di persone gia’ presenti sull’isola. La violenza è scoppiata ieri presso l’affollato sito di registrazione di Moria, fuori dalla capitale dell’isola di Lesbo, quando alcuni gruppi di uomini hanno tentato di saltare la fila e farsi strada negli uffici di registrazione. È stato necessario l’intervento della polizia per cercare di sedare i disordini, che sono proseguiti fino a sera. Le operazioni di registrazione presso il sito sono state sospese intorno a mezzogiorno ed è stato evacuato il personale dell’UNHCR e di altre organizzazioni.

Al momento ci sono circa 3.500-4.000 persone sulla costa settentrionale dell’isola. I trasferimenti in pullman sono stati interrotti a causa del sovraffollamento nei centri di accoglienza, e alcune persone stanno ora cercando di percorrere i 70 chilometri attraverso l’isola per raggiungere la capitale, Mitilini.

Dall’inizio dell’anno, più di 450mila rifugiati e migranti sono arrivati ​​via mare in Grecia, ponendo enormi pressioni sulle comunità locali e sulle autorità nazionali. In visita in Grecia all’inizio di questa settimana, l’Alto Commissario António Guterres ha dichiarato che è assolutamente essenziale che il paese riceva un massiccio sostegno da parte dell’Unione europea per garantire modalità adeguate di accoglienza, registrazione e screening, processi essenziali per il successo del piano di ricollocamento di rifugiati in altri paesi europei, così come per il ritorno a casa di coloro che non necessitano di protezione internazionale.

L’Alto Commissario, Guterres, ha inoltre esortato i governi a prevedere maggiori canali per permettere alle persone di venire in Europa legalmente senza dover ricorrere a trafficanti e ad altre vie irregolari. Tali canali legali includono un aumento dei posti per il reinsediamento da paesi di primo asilo, il ricongiungimento familiare, programmi di sponsorizzazione privati, visti umanitari e modalità più flessibili di concessione di visti per studio, lavoro e altre ragioni.

Inoltre, presso il confine tra Turchia e Bulgaria, un uomo afgano è stato ucciso ieri sera in una zona boschiva vicino alla città di Sredets. L’UNHCR esprime sconcerto per questo incidente. Secondo quanto è noto, l’uomo è stato colpito da un proiettile di rimbalzo, sparato da una guardia di confine con la Bulgaria. L’Agenzia sta sollecitando le autorità bulgare affinché sia presto avviata un’indagine che chiarisca questo tragico episodio e ne siano ressi noti i risultati.