NAUFRAGIO NEL MEDITERRANEO: MAI COSÌ TANTE VITTIME IN UN SINGOLO INCIDENTE

Pubblicato il 21 aprile 2015 alle 7:00

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L’UNHCR ha ascoltato gran parte dei superstiti della tragedia avvenuta sabato nel Mediterraneo. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, l’imbarcazione partita sabato mattina da Tripoli in Libia aveva a bordo 850 persone circa, tra cui molti bambini. Tra di loro vi erano circa 350 persone provenienti dall’Eritrea, così come persone da Siria, Somalia, Sierra Leone, Mali, Senegal, Gambia, Costa d’Avorio e Etiopia.

Al momento vi sono solo 28 superstiti accertati al naufragio, tra cui un giovane uomo del Bangladesh che è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Catania in Sicilia. Le altre 27 persone sono sbarcate poi in Sicilia da una nave della Guardia Costiera italiana.

Secondo le informazioni disponibili e i resoconti forniti, l’UNHCR ritiene che il numero dei dispersi si aggiri intorno alle 800 persone, il che renderebbe questo naufragio il più grave mai registrato nel Mediterraneo.

In aggiunta: Un sommario delle dichiarazioni fatte dall’Assistente dell’ Assistente Alto Commissariato per i Rifugiati Volker Türk (registrate durante il vertice congiunto dei Ministri degli Esteri e dell’Interno dell’Unione Europea sul piano di azione in 10 punti sull’immigrazione del 20 aprile 2015).

L’UNHCR accoglie con favore le misure per la ripartizione delle responsabilità all’interno dell’UE contenute nel piano, come le procedure per la richiesta di asilo, la ricollocazione e il reinsediamento, che rappresentano un buon punto di partenza per trovare una risposta adeguata a questa situazione. Inoltre, l’Agenzia richiede che suddette misure vengano estese per rafforzare ulteriormente le procedure di asilo e di protezione all’interno del piano, tra cui:

  • Lo sviluppo di una robusta operazione di ricerca e soccorso, sulla falsariga di Mare Nostrum, che si concentri sul salvataggio di migliaia di vite umane;
  • Un fermo impegno ad accogliere un numero significativo di rifugiati con quote di reinsediamento;
  • La creazione di alternative legali, come la riunificazione familiare, schemi di sponsorizzazioni private e visti di lavoro o di studio, per evitare che le persone bisognose di protezione internazionale ricorrano a queste pericolose traversate
  • L’inclusione di un sistema di supporto per i paesi che ricevono il numero più alto di arrivi come l’Italia e la Grecia;
  • La ripartizione della responsabilità sugli arrivi, per evitare situazioni in cui solo pochi paesi accolgono alti numeri di richiedenti asilo, come nel caso della Germania e della Svezia, attraverso piena applicazione del Regolamento Dublino III e il programma pilota di ricollocamento intra-UE per i rifugiati siriani.