LA MANCANZA DI ALLOGGI TRA LE PRINCIPALI PREOCCUPAZIONI DEGLI SFOLLATI IN YEMEN

Pubblicato il 17 aprile 2015 alle 5:00

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In Yemen, la mancanza di alloggi adeguati desta sempre più preoccupazione, affiancandosi ad altre urgenti emergenze umanitarie quali l’aggravarsi del conflitto e dell’esodo ad esso collegato e il difficile accesso per gli operatori umanitari e per la consegna degli aiuti.

Il numero di civili sfollati a causa della violenza nelle ultime settimane è stimato provvisoriamente tra le 120.000 e 150.000 persone. Si teme che questa cifra possa aumentare in modo significativo se la violenza dovesse continuare. Questo numero va ad aggiungersi ai più di 300.000 yemeniti già sfollati a causa delle precedenti violenze. Molte di loro – tra cui le persone accolte nel campo d’accoglienza di Mazraq, bersaglio di attacchi aerei- si sono dovute trasferire per la seconda volta. Sono coinvolti anche molti dei 250.000 rifugiati presenti nel paese.

Una recente valutazione condotta da diverse agenzie nella provincia occidentale di Hajjah, che ospita circa 60.000 sfollati yemeniti, ha rivelato che uno dei tre bisogni più grandi (insieme al cibo, e all’accesso ad acqua potabile e servizi igienici), è l’assistenza nella ricerca di sistemazioni adeguate.

Delle 111 persone contattate dalle squadre di valutazione nell’area di Hajjah (tra cui sfollati, membri della comunità di accoglienza, operatori sanitari, donne, negozianti e dirigenti locali), 103 hanno dichiarato che la disponibilità di un alloggio adeguato rappresenta un problema serio e che molte persone non avevano un posto decente in cui vivere. Oltre la metà di questo gruppo vive in ripari fatti di legno scavato, latta o altri oggetti di recupero. A Mustaba tutte le persone con cui hanno parlato i funzionari dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) vivevano in alloggi di fortuna di quel tipo. Altrove, la gente vive in tende, con i parenti, o in edifici pubblici. In diverse località, le persone vivono all’aperto e senza alcun riparo. Molti hanno riferito che le loro case erano inabitabili, perché colpite da attacchi aerei, altri ancora vivevano nelle proprie case distrutte.

L’urgente appello inter Agenzia delle Nazioni Unite per lo Yemen, lanciato oggi, chiede 25,4 milioni dollari per migliorare i ripari e rifornire di generi di prima necessità  250.000 persone – ed è parte di un appello inter-agenzia più ampio che mira a coprire tutti i settori per i prossimi tre mesi.

Le condizioni di sicurezza nello Yemen continuano a peggiorare, e attualmente sono colpiti 18 governatorati su 22. Questa settimana i raid aerei e i bombardamenti su Sa’ada hanno distrutto le sedi di banche, del governo e di altre strutture comunitarie, l’ufficio postale, e alcune case private. I raid aerei sono proseguiti la scorsa notte danneggiando altri servizi, distributori di benzina e case, causando la chiusura di alberghi, negozi e di un ospedale sovraffollato. Nei giorni scorsi, un partner dell’UNHCR che gestisce uno dei centri comunitari per sfollati ha lanciato un appello per ricevere assistenza nella cura di uomini, donne e bambini feriti e per trasferire il maggior numero possibile di persone. La scarsità di cibo, acqua e carburante sta provocando nuovi esodi e violenze.

I colleghi dell’UNCHR presenti a Sana’a riferiscono di una popolazione sempre più sconvolta – molti hanno perso i familiari negli attacchi aerei o a causa del conflitto. In città è difficile persino riuscire a dormire, a causa degli incessanti bombardamenti aerei che interessano le città giorno e notte. Il prezzo del cibo è raddoppiato, i prezzi del carburante sono alle stelle e la fornitura di energia elettrica si è ridotta fino a diventare quasi inesistente. Le persone si stavano abituando a due/quattro ore di elettricità al giorno; ora l’elettricità non c’è più del tutto.

Nonostante la situazione difficile, l’UNHCR e i suoi partner garantiscono una serie di servizi a Sana’a, così come ad Aden e nel campo profughi di Kharaz, tra cui l’assistenza medica ai rifugiati e ai richiedenti asilo vulnerabili. L’Agenzia, tramite i propri partner, garantisce inoltre consulenza sociale e assistenza legale, e gestisce alcune linee telefoniche di emergenza attraverso cui risponde alle domande e alle richieste di aiuto dei rifugiati e dei richiedenti asilo, indirizza le persone ai servizi, fornisce consulenze in materia di protezione e organizza il rinnovo dei certificati di richiedente asilo e rifugiato già scaduti.

 

Flussi di rifugiati in fuga dallo Yemen

Nel frattempo, le persone continuano a fuggire dallo Yemen in barca per raggiungere il Corno d’Africa. Nelle ultime settimane, circa 2.029 persone sono arrivate ​​a Djibouti, in Somaliland e nel Puntland somalo, principalmente in barca.

Tra queste, 431 persone (di cui 408 yemeniti, 3 siriani, 11 somali, 4 eritrei e 5 palestinesi) sono arrivate a Djibouti e hanno presentato domanda di asilo. Di loro si stanno occupando le autorità locali, l’UNHCR e i partner all’interno del centro di transito di Al-Rahma o in un palazzetto dello sport, dove queste persone vengono sottoposte a controlli medici e vaccini. Un servizio di assistenza sanitaria è stato reso disponibile anche a Obock, dove i casi più gravi vengono trasferiti in ospedale. Ci si aspetta che i rifugiati vengano presto trasferiti nel nuovo campo profughi di Markazi, dove sono state ormai allestite 80 tende, e i servizi igienici, e dove dovrebbero presto iniziare i lavori per costruire le cucine. Inoltre, più di 5.000 persone di varie nazionalità sono arrivate ​​a Djibouti dallo Yemen, anche se non hanno presentato richiesta d’ asilo.

La Somalia accoglie 1.598 persone in fuga dallo Yemen, sia nel Puntland (1.132) che in Somaliland (466). Di questi, 221 sono yemeniti, 1.369 somali, 2 etiopi e 6 cittadini di Gibuti. Tra i somali, solo pochi erano stati precedentemente registrati come rifugiati dall’UNHCR in Yemen.

 

 

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