CORNO D’AFRICA: 900 NUOVI ARRIVI DI RIFUGIATI PROVENIENTI DALLO YEMEN. CONTINUANO LE OPERAZIONI ALL’INTERNO DEL PAESE

Pubblicato il 10 aprile 2015 alle 5:10

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Con l’escalation del conflitto di Yemen, l’UNHCR ha registrato un aumento del numero di persone che fuggono via mare, attraverso il Golfo di Aden, alla volta dei paesi del Corno d’Africa – una rotta storicamente percorsa da rifugiati e migranti diretti in direzione opposta, cioè dal Corno d’Africa verso lo Yemen. Negli ultimi dieci giorni, 317 profughi yemeniti sono arrivati ​​a Obock, in Djibouti. Nella regione somala del Puntland, al porto di Bossaso, e nel Somaliland, nei porti di Berbera e Lughaya (circa 200 km a ovest di Berbera), sono stati registrati 582 arrivi, in gran parte somali ma anche yemeniti e un piccolo gruppo di cittadini etiopi e di Djibouti. Tutti hanno ricevuto cibo e acqua e sono stati sottoposti a controlli sanitari e medici al momento del loro arrivo.

Secondo quanto testimoniato dai rifugiati, ci sarebbero molte altre persone che stanno cercando di lasciare lo Yemen, ma che sono bloccati a causa della scarsità di carburante e degli elevati costi del viaggio. Le informazioni disponibili parlano di porti chiusi e di barche a cui viene negato il permesso di salpare. Un uomo somalo che è stato separato dalla moglie e dalla figlia mentre fuggiva da un attacco nel distretto di Basatin, nella città di Aden, ha affermato di essere rimasto nascosto per tre giorni nel porto prima di riuscire ad imbarcarsi per partire in cerca di sicurezza. Durante il viaggio in barca, durato 24 ore, insieme a lui c’erano una donna etiope, riconosciuta come rifugiata in Yemen nel 2002, e i suoi tre figli. La donna ha dichiarato di non aver dovuto aspettare per imbarcarsi, dal momento che i trafficanti danno la priorità a donne e bambini, ma che suo marito era ancora ad Aden in attesa di trovare un posto su una barca.

L’UNHCR esprime grave preoccupazione per i pericoli fronteggiati da chiunque tenti di fuggire attraverso il Mar Rosso e il Golfo di Aden, dove non sono previste operazioni di ricerca e soccorso. L’anno scorso 246 persone sono morte nel tentativo di raggiungere lo Yemen via mare. L’Agenzia fa appello a tutte le navi nella zona affinché rimangano vigili e prestino assistenza ad eventuali imbarcazioni in difficoltà. L’UNHCR chiede inoltre che i paesi che possiedono imbarcazioni nelle acque vicino allo Yemen – comprese le navi di sorveglianza e anti-pirateria – istruiscano i propri equipaggi affinché possano aiutare nelle operazioni di salvataggio. Con l’aumento della richieste di partenza, infatti, le barche potrebbero diventare più affollate e i costi di un passaggio più elevati.

A Djibouti, i rifugiati appena arrivati ​​sono stati registrati presso il centro di transito temporaneo di Al-Rahma, vicino Obock, dove hanno ricevuto cibo, acqua, cure mediche e altra assistenza. Le autorità hanno individuato un sito dove allestire un campo profughi, a quattro chilometri da Markazi. Djibouti accoglie già quasi 15.000 rifugiati, in gran parte provenienti dalla Somalia. Molti di loro vivono in due campi d’accoglienza nel sud del paese. L’Agenzia sta predisponendo dei piani di emergenza per essere in grado di ricevere fino a 30.000 rifugiati a Djibouti nel corso dei prossimi sei mesi.

Nel Somaliland e nella regione somala del Puntland, l’Agenzia sta ristrutturando due edifici che potranno essere adibiti a centri di accoglienza e transito per i rifugiati provenienti dallo Yemen e per i somali che potrebbero tornare a casa a causa della crisi. L’UNHCR, di concerto con i propri partner, ha avviato i preparativi per riuscire ad accogliere fino a 100.000 persone nell’arco di sei mesi.

 

Yemen – Situazione interna

Proseguono per quanto possibile le operazioni dell’UNHCR per proteggere e assistere 250.000 rifugiati (per lo più somali, con un numero inferiore di eritrei, etiopi, iracheni e siriani), 330.000 yemeniti sfollati dalle precedenti ondate di violenza e migliaia di persone tra le più colpite dalla violenza delle ultime due settimane. Le principali difficoltà per i 115 operatori presenti sul campo (tra personale nazionale di UNHCR e ONG partner) consistono nelle condizioni di sicurezza e nella carenza di carburante.

Presso il campo di Al Kharaz, nel sud dello Yemen, continua la distribuzione di cibo e cure mediche. Il campo ospita circa 18.000 rifugiati somali e la scuola primaria rimane aperta. L’UNHCR sta assistendo ad un aumento dei rifugiati che si spostano dalle aree urbane al campo; a queste persone vengono offerti un riparo e altri aiuti. L’Agenzia continua inoltre a portare avanti attività di sensibilizzazione nei confronti dei rifugiati vulnerabili, garantendo consulenze telefoniche e via email nei luoghi in cui gli uffici non possono essere riaperti.

Nelle aree urbane, molti rifugiati sono sempre più vulnerabili a causa dell’intensificarsi dei combattimenti. Molte persone hanno perso il lavoro e hanno difficoltà ad accedere ai servizi. L’Agenzia ha ricevuto informazioni su sei famiglie di rifugiati a Sana’a le cui case sarebbero state distrutte negli attacchi aerei del 5 aprile. Alcuni rappresentanti dei rifugiati hanno compilato elenchi delle diverse comunità per assicurare un contatto e una comunicazione continui. Nell’erogazione degli aiuti viene data priorità ai più vulnerabili.

Nonostante l’incremento dei flussi di persone in fuga verso il Corno d’Africa, la Mezzaluna Rossa yemenita, partner dell’UNCHR, continua a registrare centinaia di richiedenti asilo in arrivo sulle coste dello Yemen. Queste persone disperate, per lo più somali ed etiopi, non sono consapevoli della situazione oppure sono nelle mani di trafficanti e incapaci di sfuggire a questi viaggi. L’Agenzia ha trasferito la sua sede distaccata del porto di Bab el-Mandeb, un tradizionale punto di arrivo, al campo di Kharaz, dove è attivo il centro di accoglienza UNHCR.

Negli ultimi giorni, lo staff dell’UNHCR, insieme ai propri partner, è stato impegnato nella valutazione della situazione umanitaria di Aden, Lahj, Abyan, Shabwah, Al Dahl e Al Jawf. Molti degli sfollati sono alloggiati in scuole e ospedali mentre altri alloggiano presso parenti o famiglie ospitanti. Coperte, materassi e altri beni di prima necessità sono urgentemente necessari. L’Agenzia dispone di scorte nel sud dello Yemen, sufficienti a coprire le necessità di circa 30.000 persone (5.000 famiglie), ma la consegna agli interessati è ostacolata dalle strade bloccate e dalle scarse condizioni di sicurezza.

I team dell’UNCHR presenti sul campo riportano che alcune persone presenti nelle zone colpite dal conflitto – Sana’a e Sa’ada, nel nord-ovest del paese – non sono state in grado di fuggire in luoghi più sicuri semplicemente perché non hanno i soldi per farlo. Nelle zone colpite dal conflitto, la scarsità di carburante e di cibo ha provocato un forte innalzamento dei prezzi. Lo Yemen, uno tra i paesi più poveri della regione, importa il 90 per cento del suo cibo, quindi la distruzione dei mezzi di sussistenza dovuta all’intensificarsi del conflitto sta avendo un effetto devastante su una popolazione già sotto pressione.

 

Invito a non effettuare rimpatri verso lo Yemen

Considerato che 14 dei 22 governatorati dello Yemen sono attualmente interessati da attacchi aerei o da conflitti armati, ieri l’UNHCR ha pubblicato un position paper, rivolto ai governi, nel quale si invitano tutti i paesi a garantire ai civili in fuga dallo Yemen l’accesso ai propri territori. Inoltre, i governi di tutto il mondo sono stati esortati a sospendere i rimpatri forzati verso il paese. L’UNHCR considera la moratoria sui rimpatri uno standard minimo che non deve sostituire la concessione di protezione internazionale per coloro che soddisfano i criteri per l’assegnazione dello status di rifugiato ai sensi della Convenzione del 1951, criteri più ampi presenti in trattati regionali, o altre forme complementari di protezione.

 

La Posizione dell’UNHCR sui rimpatri in Yemen (in inglese) è disponibile all’indirizzo:http://www.refworld.org/docid/5523fdf84.html