UNHCR: IL RIMPATRIO DEGLI SFOLLATI NELL’EST DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO DEVE ESSERE EFFETTUATO SOLO SU BASE VOLONTARIA

Pubblicato il 05 dicembre 2014 alle 5:20

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L’UNHCR esprime preoccupazione per la chiusura improvvisa del campo per sfollati nella provincia del North Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Il 2 dicembre, è stato improvvisamente detto a 2.300 persone residenti nel campo di Kiwanja a Rutshuru di far ritorno a casa. In un solo giorno, sono stati tutti costretti ad abbandonare il campo e i loro ripari di fortuna sono stati rasi al suolo. Molti degli sfollati non hanno una casa in cui ritornare e temono che non saranno al sicuro nei loro villaggi. Inoltre, molti sfollati avevano avviato delle attività agricole e vorrebbero raccogliere quanto seminato, prima di partire.

L’UNHCR riconosce che il miglioramento delle condizioni di sicurezza in alcune aree della provincia del Nord Kivu ha portato al rimpatrio volontario di alcune persone sfollate nei campi vicino Goma, tuttavia sottolinea che il trasferimento o il rimpatrio degli sfollati dovrebbe essere volontario e nel rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Questo dovrebbe essere condotto in sicurezza e con dignità, nel rispetto dell’unità familiare della vulnerabilità di ciascuna persona. L’UNHCR chiede inoltre una strategia chiara e concordata per il rimpatrio degli sfollati.

La Repubblica Democratica del Congo ha ratificato la Convenzione dell’Unione Africana sulla protezione e l’assistenza agli sfollati a luglio 2014. Nel corso dell’anno, inoltre, le agenzie umanitarie a Goma hanno pubblicato delle linee guida sul rimpatrio degli sfollati nel North Kivu. Queste mirano ad assicurare che il ritorno sia volontario, tengono in considerazione le varie vulnerabilità delle persone coinvolte e richiedono che le condizioni di sicurezza nelle aree di rimpatrio consentano un ritorno sicuro e sostenibile.

Dal 2013, sono oltre 40.000  le persone  che hanno lasciato i campi per sfollati su base volontaria. L’UNHCR continua a dialogare con le autorità Congolesi per aiutarle a trovare soluzioni durevoli per le persone sfollate. L’Agenzia è inoltre impegnata nel rafforzamento delle capacità di prevenzione e risposta delle istituzioni governative a crisi che costringono sempre più persone alla fuga.

Per gli sfollati che non desiderano o non possono fare ritorno ai loro villaggi di origine a causa delle precarie condizioni di sicurezza, l’UNHCR raccomanda che le misure di assistenza includano interventi mirati a garantire mezzi e possibilità di sussistenza nei luoghi di fuga per le persone sfollate. Tali possibilità riducono la dipendenza dagli aiuti umanitari e contribuiscono a fornire prospettive future migliori per la popolazione colpita. E’ necessario inoltre prendere in considerazione altre soluzioni, tra cui l’integrazione delle persone sfollate nelle comunità locali.

Ad oggi, sono ancora 890.000 le persone sfollate nella provincia del Nord Kivu.