2015: L’ANNO DELLA CRISI DEI RIFUGIATI IN EUROPA

Quest’anno centinaia di migliaia di persone hanno attraversato il Mediterraneo per fuggire da guerre e persecuzioni. Ecco 8 avvenimenti chiave di questo dramma.

Quest’anno il flusso di rifugiati e migranti in Europa ha raggiunto nuovi, drammatici livelli, occupando le prime pagine dei giornali e provocando accesi dibattiti politici. La rotta principale si è spostata dai pericolosi attraversamenti del Mediterraneo dalla Libia all’Italia a quello che si sarebbe rivelato un percorso ancor più mortale, dalla Turchia all’isola greca di Lesbo. La drammaticità del fenomeno l’ha portato al centro dell’agenda politica europea, e l’enorme peso dei suoi numeri ha fatto in modo che vi rimanesse per mesi.

 

Dall’inizio dell’anno oltre un milione di rifugiati e migranti hanno raggiunto le coste europee, e oltre 3,700 hanno perso la vita durante il viaggio. Più del 75 per cento di coloro che sono arrivati in Europa sono fuggiti da conflitti e persecuzioni in Siria, Afghanistan o Iraq.

Ecco otto momenti di svolta nella crisi dei rifugiati del 2015:

 

Aprile: Centinaia le vittime di una nuova tragedia nel Mediterraneo

20 Aprile – Più di 600 persone annegano nel Mediterraneo quando la loro barca si capovolge poco prima della mezzanotte del 18 aprile, in acque libiche, a 180 chilometri dall’Isola di Lampedusa. Successivamente, un’operazione di soccorso coordinata tra Italia e Malta porta in salvo 50 delle 700 persone che si stimava fossero a bordo. Antònio Guterres, Alto Commissario ONU per i rifugiati, esprime il suo shock per quest’ultima tragedia in mare ed esorta i paesi europei a ristabilire una “solida” operazione di soccorso in mare.

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Dopo il naufragio del 18 aprile 2015, i corpi ritrovati vengono portati a Senglea, Malta.

Agosto: i morti del camion frigo in Austria

28 Agosto – Le autorità austriache scoprono i corpi di 71 rifugiati e migranti in un camion frigo abbandonato vicino al confine tra Austria e Ungheria. Secondo la polizia il camion veniva dall’Ungheria e le vittime sarebbero morte due giorni prima. Melissa Fleming dell’UNHCR fa notare che la triste scoperta sottolinea “la disperazione delle persone che cercano protezione o una nuova vita in Europa”, e l’urgenza di incrementare la cooperazione tra le forze di polizia europee, le agenzie d’intelligence e le organizzazioni internazionali, “per inasprire i controlli sui traffici di esseri umani e mettere in atto misure per proteggere e prendersi cura delle vittime”.

 

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Richiedenti asilo riposano nella stazione di polizia di Roszke, Ungheria, dopo giorni di cammino. Saranno poi trasferiti in centri di detenzione e registrati dalle autorità.

Settembre: la morte di Aylan commuove il mondo

4 Settembre – L’immagine di un bambino siriano, Aylan Kurdi, il cui corpo è stato trascinato su una spiaggia turca dopo un tentativo fallimentare di raggiungere la Grecia, risveglia le coscienze di tutto il mondo e porta di nuovo sotto i riflettori le tragedie umane di coloro che cercano di raggiungere le coste dell’Europa. António Guterres, Alto Commissario ONU per i Rifugiati, sottolineando come l’Unione Europea stesse affrontando un “momento decisivo”, illustra le linee guida per sostenere ogni tentativo atto a risolvere la crisi dei rifugiati e dei migranti in Europa. Al momento della morte del piccolo Aylan, più di 300,000 persone hanno già rischiato la vita per arrivare in Europa. Più di 2,600 sono già morti in questo tentativo.

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Due bambine vengono portate in braccio verso le coste di Lesbo, Grecia.

Settembre: I rifugiati colgono l’attimo; l’Austria e la Germania rispondono

5 Settembre – Più di 1.000 rifugiati si mettono in cammino da Budapest verso il confine con l’Austria per protestare contro il rifiuto del governo ungherese di fornire treni per l’Austria e la Germania. Questa decisione viene revocata nel corso della notte, quando le autorità ungheresi forniscono infine degli autobus per portare i rifugiati esausti al confine. Qui vengono accolti dai volontari della Croce Rossa Austriaca e l’Ordine Austriaco di Malta, con in mano cartelli di benvenuto e abiti impermeabili, cibo, acqua, latte e coperte. L’UNHCR si congratula con l’Austria e la Germania per la decisione di tenere le frontiere aperte e rende omaggio al lavoro della società civile.

 

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Bambini siriani si coprono con coperte colorate donate da volontari austriaci al confine con l’Ungheria.

Settembre: l’Ungheria chiude la frontiera con la Serbia

15 Settembre – l’Ungheria completa la recinzione di filo spinato al confine con la Serbia. Mentre altri paesi europei ristabiliscono momentaneamente i controlli alle proprie frontiere, si chiudono due decenni di Europa senza confini. L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, avverte che i rifugiati “rischiano di trovarsi in un limbo legale” e che delle misure di controllo diverse da paese a paese “sottolineano solo l’urgenza di stabilire una risposta Europea concertata”.

 

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Una famiglia siriana riposa al confine tra Ungheria e Serbia. Alle loro spalle la recinzione appena portata a termine.

Ottobre: qualcosa si muove

9 Ottobre – Un gruppo di 19 richiedenti asilo viene trasferito dall’Italia alla Svezia secondo uno schema di ricollocamento europeo. Questo piano delinea le misure per trasferire 160.000 rifugiati dall’Italia e dalla Grecia ed è considerato un passo decisivo per stabilizzare la crisi dei rifugiati in Europa. I 19 eritrei vengono trasferiti a Lulea, in Svezia, poco più a sud del Circolo Polare Artico.

 

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Un gruppo di rifugiati lascerà tra poche ore l’Italia per la Svezia, all’interno del Piano europeo di ricollocamento.

Novembre – partono i ricollocamenti dalla Grecia

4 Novembre – Circa 30 richiedenti asilo siriani e iracheni vengono trasferiti dalla Grecia verso il Lussemburgo nell’ambito del piano dell’Unione Europea per ricollocare 160.000 rifugiati dai luoghi di primo arrivo in Europa. Il ricollocamento delle 6 famiglie, con 19 bambini in totale, fa parte di uno sforzo congiunto guidato dalle autorità nazionali di Grecia e Lussemburgo, con il supporto delle agenzie europee, delle organizzazioni internazionali compreso l’UNHCR, e di altri partner.

 

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Richiedenti asilo si preparano a partire da Atene verso il Lussemburgo, all’interno del Piano europeo di ricollocamento.

Dicembre – Una nuova vita in Canada

11 Dicembre – Parte il programma di reinsediamento per i rifugiati siriani in Canada. Il primo gruppo ad arrivare a Toronto è composto da 163 persone considerate, per varie ragioni, particolarmente vulnerabili. In tutto, i rifugiati reinsediati in Canada saranno 25,000. L’UNHCR elogia il Canada per questa scelta di accoglienza, e incoraggia altri paesi a fare lo stesso.
Oggi sono 30 i paesi impegnati ad accogliere fino a 160,000 rifugiati siriani tramite il reinsediamento o l’ammissione per motivi umanitari.

 

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Due bambine siriane in Libano stanno per partire per il Canada.