PERSEGUITATI DAL NAUFRAGIO

Di Preethi Nallu – giugno 2014

FOTO: UNHCR/A. D’Amato
I due fratelli Thamer e Thayer, sono riusciti a fuggire dalla guerra in Siria e dai disordini in Libia, ma hanno sfiorato la morte nelle acque del Mediterraneo.

Appena l’acqua comincia a riempire la barca, Thamer e Thayer -due fratelli siriani- iniziano a pregare di essere salvati. Sanno che se i soccorsi non arriveranno presto, saranno inghiottiti nelle profondità del Mar Mediterraneo.

Per la traversata in mare hanno pagato $ 2000 ciascuno. Piu’ di 200 persone schiacciate a bordo hanno pagato la stessa somma. Nessuno aveva garantito loro che sarebbero arrivati in Europa sani e salvi.

Adesso, al largo della costa di Lampedusa, il viaggio si trasforma presto in un incubo – il secondo dei due naufragi avvenuti lo scorso ottobre in cui centinaia di persone sono annegate in prossimità delle coste italiane.

In Siria, prima che iniziassero violenza e spargimento di sangue, i fratelli vivevano in una piccola comunità molto unita che descrivono come “serena”. La vita era semplice, e le strade erano sicure e pulite. Poi scoppiò la guerra, sradicando civili innocenti dalle loro case.

Thamer e Thayer sono due dei milioni di siriani costretti a fuggire. “Ci sono molte persone che hanno deciso di non uccidere o essere uccise, così hanno deciso di fuggire”, ricorda Thamer, 27 anni.

Il loro primo porto di arrivo è stato in Libia, dove speravano di iniziare una nuova vita. Con un fratello che studiava ingegneria e l’altro che seguiva un corso per diventare  chef, le cose cominciavano a migliorare. Ma, non appena la situazione in Libia ha cominciato a deteriorarsi, il loro mondo si è sgretolato ancora una volta.

“La Libia è diventata il centro per le milizie”, spiega Thamer. “Chiunque potrebbe fermarti per chiederti il passaporto, arrestarti e portarti in prigione solo perché sei siriano.”

Senza altre alternative, i due fratelli hanno preso una decisione disperata. Stavano rischiando tutto – anche la vita – ma lontani da casa con un futuro sempre più cupo, non avevano quasi niente da perdere.

Sta calando la notte quando arrivano sulla riva ‘clandestina’. Insieme a centinaia di altri richiedenti asilo disperati, si sono imbarcati e sono partiti per la costa meridionale dell’Italia, pregando per una traversata sicura. Sapevano che c’era la possibilità del ribaltamento dell’imbarcazione. Ma non si aspettavano i proiettili.

I miliziani nelle vicinanze hanno aperto il fuoco sulla barca, probabilmente a causa di un disaccordo sul pagamento tra i clan in guerra. Thamer e Thayer si aggrapparono l’un l’altro nel caos. L’acqua gli arrivava alle caviglie.

“Ho rivisto tutti i momenti della mia vita”, ricorda Thayer, 25 anni. “Ho visto la mia infanzia. Ho visto persone di quando ero giovane. Ho pensato a cose di cui non mi ricordavo più”.

Nelle successive dieci ore, l’acqua ha riempito la barca fino a quando alla fine si è capovolta. Quelli vicino al motore sono morti all’istante; altri si sono  gettati tra le onde ghiacciate. Anche se i media stimano che la nave contenesse poco più di 200 persone, Thamer e Thayer affermano la presenza di molte più persone – almeno 450, di cui più della metà sono annegate.

I due fratelli hanno visto morire molti dei loro compagni di viaggio. “C’era una donna incinta con un figlio,” mormora Thayer. “Sono morti. Il cadavere di suo figlio galleggiava sull’acqua”. Chiude gli occhi al ricordo.

Quando finalmente sono arrivati i soccorsi, era troppo tardi per molti. Thamer e Thayer sono due tra i più fortunati.

I naufragi del 3 e 11 ottobre al largo delle coste di Lampedusa hanno scatenato un ampio dibattito sulla politica di asilo in Europa, portando le autorità italiane a lanciare un’operazione di ricerca e soccorso nota come Mare Nostrum. Fino ad oggi, Mare Nostrum ha soccorso più di 70.000 persone – salvando indubbiamente la vita di molti.

Otto mesi dopo, Thamer e Thayer hanno chiesto asilo in una sonnolenta cittadina costiera della Sicilia occidentale. Sono ancora in attesa di ricominciare la loro vita.

“Vogliamo andare avanti con le nostre vite”, dice Thayer. Lui e suo fratello stanno pregando per avere un’altra chance.