Apolidi
Chi è l’apolide
La nazionalità è il legame giuridico che garantisce ad ogni individuo il pieno godimento dei propri diritti in quanto soggetto di una comunità statale. Il diritto della persona alla nazionalità è un diritto fondamentale, riconosciuto all’articolo 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e all’articolo 4 della Convenzione europea sulla nazionalità del 1997.
L’apolidia è la condizione di un individuo che nessuno Stato considera come suo cittadino per applicazione della sua legislazione (art. 1 A della Convenzione del 1954 relativa allo status delle persone apolidi), e al quale, di conseguenza, non viene riconosciuto il diritto fondamentale alla nazionalità né assicurato il godimento dei diritti ad essa correlati.
L’apolide è costretto, per circostanze esterne e indipendenti dalla propria volontà, a vivere una situazione di incertezza con riferimento al proprio status civitatis e di conseguente invisibilità giuridica agli occhi delle Istituzioni.
Una persona apolide, priva del riconoscimento ufficiale del proprio status da parte delle Autorità del Paese in cui vive abitualmente, può incontrare difficoltà ad accedere alle cure sanitarie e agli studi; non ha accesso all’assistenza sociale, né al mercato del lavoro; non ha libertà di movimento; non può sposarsi. Essa vive una situazione di perenne irregolarità di soggiorno e può, di conseguenza, essere soggetta a periodi di detenzione amministrativa e a ordini di espulsione.
Trovandosi in una situazione di vulnerabilità ed assenza di diritti, l’apolide è esposto al rischio di essere vittima di lavoro nero, sfruttamento e traffico di esseri umani. L’apolidia comporta un elevato costo umano e sociale, poiché mette in discussione la percezione dell’individuo in rapporto al proprio ruolo all’interno della comunità e può portare a situazioni di marginalità, instabilità e conflitto.