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JAMAL E LA SUA SCUOLA

Di Haben Habteslasie – Aprile 2014

In un sobborgo di Amman, circondato da mucchi di spazzatura e pecore randage, Jamal e suo cugino Akram insegnano l’alfabeto arabo a un piccolo gruppo di bambini rifugiati siriani. L’aula è dentro una piccola tenda arancione, dove i giovani allievi siedono per terra con i libri di testo sulle ginocchia. Una lavagna dondola su una parete della tenda.

In un paese dove quasi la metà dei bambini rifugiati siriani in età scolare non può frequentare le scuole pubbliche, i residenti di un campo informale, nel distretto di Al-Kherbet Souk della capitale giordana, hanno preso in mano la situazione.

L’iniziativa è partita da Jamal, che in Siria faceva l’insegnante. Ha voluto assicurarsi che i bambini che vivono in questo insediamento informale di circa 500 rifugiati non restino indietro. Jamal ha chiesto l’aiuto di Akram e, insieme, sono riusciti ad ottenere una vecchia tenda da poter utilizzare come classe.

Quando si sono sentiti pronti per cominciare, hanno esortato i genitori a mandare i propri figli alla nuova scuola, che ha ricevuto un importante sostegno dell’UNHCR. I bambini avevano già provato a frequentare la scuola pubblica locale, ma in molti non erano riusciti a trovare posto perchè l’istituto era affollato.

Seguono il piano di studi previsto in Giordania, che include arabo, scienze, matematica e una base di inglese. La scuola non può offrire i certificati, ma almeno prepara i bambini a re inserirsi nel sistema di istruzione istituzionale, sia nelle scuole pubbliche della Giordania che a casa, in Siria, se tornerà la pace, ha spiegato Jamal.

Quasi tutte le mattine, ragazzi e ragazze si sistemano in coda, su due file separate, fuori dalla “tenda scuola” con le mani bene in vista per il controllo sulla pulizia. Tutti sembrano ansiosi di iniziare. “Mi piace molto andare a scuola”, ha detto Khalid, 10 anni, che da grande vuole diventare un pilota.

Come molti bambini qui deve lavorare per guadagnare i soldi per la sua famiglia. Khalid frequenta la scuola al mattino e poi passa i pomeriggi in una fabbrica locale, guadagnando circa 1,25 dollari l’ora. Ma capisce l’importanza di una buona educazione, e dice “conoscere la matematica è meglio che giocare, per me.”

Suo padre Jamal Mohammad è d’accordo ed e` felice che i suoi figli stiano ricevendo almeno un certo livello di educazione, vicino casa. “Se questa scuola non esistesse, non lo manderei da nessuna parte”, ha detto, citando i casi di bullismo contro i siriani iscritti nelle scuole statali. Temeva per la sicurezza del suo ragazzo.

Ma almeno Khalid può frequentare la scuola nell’insediamento Kherbet Al-Souk. Sono passati più di tre anni dall’inizio della crisi siriana, centinaia di migliaia di bambini rifugiati hanno difficoltà ad ottenere un posto a scuola. Ciò ha sollevato il timore dell reazione di una “generazione perduta” di bambini che non saranno mai in grado di contribuire significativamente al futuro del loro paese. Se la guerra continua, molti rischiano di restare del tutto indietro sull’ apprendimento formale.

I bambini di Kherbet Al-Souk possono considerarsi tra i fortunati. Jamal e Akram gestiscono il campo scuola con l’aiuto di donazioni private, di assistenza in denaro dell’UNHCR, e articoli per la casa provenienti da reti di beneficenza locali, compresa una cassettiera. E adesso stanno utilizzando una tenda più grande per accogliere altri alunni.

“Se tutto va bene, in futuro Akram otterrà alcune roulotte per i bambini”, ha detto Jamal, che di recente ha ricevuto buone notizie anche sul suo futuro. Poco dopo aver parlato con l’UNHCR, si è trasferito con la famiglia in Austria, dove sua figlia potrà frequentare la scuola e ottenere una formazione completa.

In Giordania, la sua iniziativa di istituire una scuola a Kherbet Al-Souk continuerà a beneficiare i bambini rifugiati siriani che rimangono nel Paese.